Fin dalle prime scene si mostra come qualcosa di differente, con uno stile differente, molto cinematografico: è, infatti, lo stile, con le scelte visive, il ritmo, la scrittura che svela poco a poco e ricca di colpi di scena, che mescola thriller e dramma familiare, a colpire in “Vostro onore”, la nuova serie in quattro puntate che andrà in onda su Raiuno dal 28 febbraio. Scelte che, per drammaturgia, la avvicinano all’originale israeliano da cui prende le mosse, ma che, per stile visivo e registico, come si diceva, si discosta sia dallo stesso originale che dalla versione americana, “Your honor”, che vedeva come protagonista Brian Cranston: in quest’ultima si premeva il pedale sull’effetto e sul didascalico, che faceva scemare quella tensione che, invece, sin da subito è presente nella serie italiana, ma senza forzature, anzi sintetizzando abilmente, come si diceva, la parte drammatica e quella thriller; lasciando, appunto, da parte il didascalico o le “classiche” dinamiche sceniche seriali, per approdare ad una costruzione più filmica, meno “dichiarata” e più artistica.
La storia alla base della serie vede un padre, un giudice famoso per la sua integrità, ma anche molto umano, che vede la sua vita sconvolta dall’incidente provocato dal figlio: un evento che lo porrà di fronte alla scelta tra il suo senso etico e l’affetto e la protezione verso la sua famiglia. Indubbiamente, l’accento viene posto sul dilemma interiore, ma è il mix, l’ibridazione tra generi – come sottolineato, nel corso della conferenza stampa di presentazione, dalla sceneggiatrice Donatella Diamanti, autrice del soggetto di serie e, insieme a Mario Cristiani, Gianluca Gloria, Laura Grimaldi e Paolo Piccirillo, anche dei soggetti e delle sceneggiature – a colpire, nella capacità di sintetizzare sulla scena l’aspetto del conflitto interiore, quello familiare, la tensione crescente e le altre dinamiche che si intrecciano. Il tutto partendo dall’originale, la serie israeliana “Kvodo”, ma non facendo un remake, come evidenziato da Fabrizio Donvito, di Indiana production, ma un adattamento. Il che era una grande sfida: “questa è una serie coraggiosa”, afferma Maria Pia Ammirati, direttrice di Raifiction. “Un adattamento che punta sulla lunga tradizione del racconto, che è italiana ma anche europea”. E i rimandi alla tragedia greca, ai suoi personaggi, sono rimarcati più volte, nel corso della conferenza stampa: a partire dal protagonista, Stefano Accorsi, proseguendo con Barbara Ronchi e Francesco Colella. Perché i temi, e lo sottolinea la stessa Diamanti, sono universali: quello che l’adattamento fa è calare la storia in una realtà differente, nella realtà italiana. Ma è proprio il tono del racconto, oltre al mix tra generi, a fare la differenza; il linguaggio e lo sguardo trovato nella scrittura e nella regia di Alessandro Casale, al debutto nella serialità e che porta con sé la sua esperienza sui set cinematografici: “La storia c’era – spiega – si trattava di farla girare in maniera giusta. E c’è un lavoro anche molto psicologico sui personaggi. La violenza non è mai manifesta, ma sottotraccia”.
“E’ una serie molto coinvolgente, piena di colpi di scena – aggiunge Accorsi -. La volontà era quella di fare un progetto che fosse sì diverso, una sfida, ma abbiamo voluto rendere questo tipo di narrazione coinvolgente e comprensibile, quindi visibile da un pubblico ampio, naturalmente inclusiva perché è un archetipo”. “Nel nostro Paese – prosegue – abbiamo competenze altissime, abbiamo avuto la possibilità di formare tante maestranze: credo che la serialità stia regalando tantissimo al settore e stia dando alla Rai, che è il maggiore broadcaster di fiction, la possibilità di esplorare tante cose diverse e penso che questo sia fondamentale, anche a livello globale”.
Dopo tanti anni, dunque, Accorsi torna in Rai con una serie e con un personaggio sicuramente sfaccettato: accanto a lui, oltre ai citati Ronchi e Colella, anche Remo Girone (ad ulteriore prova di una sinergia sempre più stretta tra teatro, cinema e tv, che sta connotando le produzioni degli ultimi anni), Matteo Oscar Giuggioli, nei panni del figlio, Camilla Semino Favro, Betti Pedrazzi, Francesca Cavallin.