Aprirà la stagione delle serie Rai, ma non sarà questa l’unica caratteristica, l’unica novità che “Kostas” – la fiction presentata questa mattina e che andrà in onda, a partire da domani, 12 settembre, per quattro serate, su Raiuno – porterà con sè: a partire dall’interprete principale, Stefano Fresi, uno dei più importanti e poliedrici talenti italiani, per la prima volta protagonista assoluto di una serie. Una serie girata interamente in Grecia, dove sono ambientati i romanzi di Petros Markaris, da cui è tratta; e greci sono, appunto, i personaggi che danno vita ai gialli scritti dall’autore, tre dei quali (“Ultime della notte”, “Difesa a zona”, “Si è suicidato il Che”) hanno ispirato gli episodi della fiction, prodotta da Palomar, la casa di produzione de “Il commissario Montalbano”. Anche questo aspetto, oltre al fatto che il protagonista sia un commissario dai modi un po’ rudi, anticonvenzionale, ha fatto parlare di “Montalbano greco”, ma, in realtà lo stesso Fresi dichiara di non amare i confronti, non per un’ansia derivante dai paragoni, ma proprio per difendere l’originalità, l’identità di un romanzo. Comunque, aggiunge, “mi auguro il successo di Montalbano”.
Identità e originalità di un’opera da preservare, pur adattando i romanzi alle necessità di una riduzione televisiva: “il problema principale che ci si è posti – afferma la regista, Michela Cocozza – è stato se fosse possibile riportare in Italia una storia ambientata ad Atene, ma la prima riflessione è stata che fosse necessario tenerla nel territorio di origine, perchè i romanzi sono molti legati ad Atene e alla storia della Grecia. Anche per quanto riguarda il periodo di ambientazione, lo abbiamo postdatato leggermente: i romanzi sono ambientati nel ’95, li abbiamo portati al 2009, all’inizio della crisi economica greca. E abbiamo dovuto lavorare molto sui personaggi, legati molto al passato della Grecia. Abbiamo traslato una parte del racconto, del passato che riguardava Kostas, sulla figura del padre. Altra piccola rivoluzione, ringiovanire un po’ questi personaggi, per renderli anche un po’ più vicini a noi. Ad esempio, il personaggio della moglie del commissario è un po’ precedente, ma volevamo invece portare in scena una serie di temi legati alla figura della donna”. Come spiega proprio l’interprete di Adriana, moglie di Kostas e madre di Caterina (Blu Yoshimi), Francesca Inaudi, il suo personaggio non cerca “tanto un riscatto o un’emancipazione, ma si tratta di un desiderio di crescita, naturale, che viene ad un certo punto della vita, quando hai realizzato i tuoi desideri, ma ti chiedi cosa puoi fare per arricchire te stessa, qual è la chiave con la quale posso ulteriormente realizzarmi”.
A proposito dell’adattamento, precisa ancora la regista, “ci siamo relazionati con l’autore, che, essendo anche uno sceneggiatore, ci ha lasciato libertà, ha accolto con grande disponibilità le nostre proposte”.
Al centro del racconto, dunque, Kostas Charitos, capo della Sezione Omicidi della Polizia della capitale greca, un commissario “scomodo, ruvido, ma mosso da un profondo senso di giustizia”, ironico e umano. Forse, sottolinea Fresi, “la mia personalissima empatia con il mondo è entrata nel personaggio, un po’ ammorbidendo Kostas, ma sono contento di aver incontrato la sua durezza, che forse mitigherà la mia diplomazia”. “L’aspetto di questo personaggio che mi è piaciuto di più – dichiara – è il suo equilibrio precario tra la durezza che proviene dal suo passato ed una morbidezza che gli appartiene di più”. “Stefano Fresi è un attore estremamente empatico e umano”, aggiunge la regista, e “fa di Kostas un uomo anche più empatico. Il protagonista è attaccato alle tradizioni, ma l’abbiamo reso più moderno, appunto più empatico”.
Un altro aspetto, che accomuna un po’ le produzioni Palomar (in cui è profondo il rapporto tra serialità e territorio), è la città che diviene protagonista: “Atene è personaggio vivo”, spiega infatti Fresi: “quando hai il privilegio di lavorare con persone del luogo e abiti e vivi quella città, è il luogo che ti viene incontro. Siamo tutti un po’ più greci, fieri di esserlo, e spero che questo arrivi. Mi auguro che il pubblico provi per questo prodotto lo stesso amore che abbiamo messo noi”.
Quanto al racconto di temi sociali, come l’immigrazione, per l’attore “compito dell’arte è far luce su cose che poi le istituzioni dovrebbero andare a risolvere, è una delle funzioni della fiction, che deve intrattenere, rispettare il romanzo, ma se c’è la possibilità di raccontare le cose del momento, perchè non farlo?”
L’auspicio è naturalmente quello che ci sia un seguito, dopo questa prima stagione: “Ci auguriamo di andare avanti, i romanzi sono tanti, aspettiamo la messa in onda”, afferma Luigi Mariniello per Raifiction. Rispondendo, poi, ad una domanda relativa a quanto si stia puntando sulla serie, inizialmente prevista per Raidue, dichiara: “per noi è una grande scommessa, non a caso apre la stagione, la letteratura che torna in prima serata. Era per Raidue, ma ci sembra che possa superare il passaggio alla prima rete: anche se è ambientata in Grecia, il genere ci permette di affrontare la società, che è universale. I presupposti ci sono tutti per un titolo di punta, di apertura di stagione”.