Luca Zingaretti affronta un nuovo personaggio in una serie tv, dopo il ventennale successo di Montalbano: un percorso nuovo, su un nuovo broadcast, in una nuova veste, un personaggio con molte ombre, il direttore di un carcere, nella serie “Il re”, in onda su Sky e in streaming su Now, dal 18 marzo.
Un personaggio, Bruno Testori, che, come affermato dallo stesso Zingaretti, ad un certo punto della sua vita, “crede di essere Dio”, di poter decidere, dunque, cosa sia o meno la giustizia. Ed esplica questo suo modo di vedere e gestire la giustizia all’interno dello stesso carcere. Attorno a lui, una serie di personaggi che costituiscono una sorta di coro, come evidenziato durante la conferenza stampa di presentazione: ad interpretarli, un cast di livello, che include Anna Bonaiuto, Isabella Ragonese, Giorgio Colangeli, Barbora Bobulova. A dirigere la serie (otto episodi prodotti da Sky Studios con Lorenzo Mieli per The Apartment e con Wildside,in collaborazione con Zocotoco) è Giuseppe Gagliardi, regista della trilogia “1992”, “1993”, “1994” e di “Non uccidere”, la sceneggiatura è di Stefano Bises, Peppe Fiore, Bernardo Pellegrini, Davide Serino, autori anche del soggetto insieme a Massimo Reale.
Un prison drama, viene definito, il primo prodotto da Sky, come evidenzia la Executive Vice President Programming di Sky, Antonella D’Errigo: “Un progetto molto progetto rilevante, dal punto di vista sociale pubblico, poichè è un argomento attuale ed è sempre stato rilevante, e poi dal punto di vista umano, di relazioni: suscita immediatamente un impatto emotivo nei confronti di un personaggio che si relaziona con delle donne molto forti, che ha delle ombre molto forti, che però lo rendono molto interessante”.
“Cercavamo un prison drama che mancava – dichiara Nils Hartman, Senior Vice President di Sky Studios Italia e Germania -, poi Lorenzo Mieli ci ha portato questa idea. I cattivi funzionano se sono costruiti bene e sono complessi: c’è un grande talento di scrittura per questo progetto, che poi esce dal “prison” e diventa un grande film, diventa italiano e unico, grazie al talento di chi lo ha girato”.
Il produttore Lorenzo Mieli racconta di aver avuto in mente, con Luca Zingaretti, già da più di un paio d’anni questo progetto: “Luca venne da me con un’idea, di raccontare la verità, storie attuali, molto complesse da narrare”.
“Questo personaggio – dichiara Zingaretti – è un regalo per me. Da tempo desideravo lavorare con Sky, la società che ha cambiato i tempi e i modi di raccontare”. Tornando a Bruno Testori, aggiunge: “E’ un uomo che ha perso un po’ la strada, la bussola, come – senza voler fare paragoni irrispettosi – il colonnello Kurtz di Apocalypse Now. E’ partito con una strada, e intraprendendola, ha visto e fatto tanti errori, per cui ha perso se stesso. In questo fa delle cose non giuste, però il nostro compito non è di giudicarlo, ma di restituire al pubblico un modo di riflettere su queste cose, che riguardano tutti”. “Il re decide di farsi Dio – spiega ancora – come un quarto grado di giudizio”.
“Se il male è contagioso? Lo è, molto più del bene – dichiara poi Zingaretti, rispondendo ad una domanda – Non è una mia opinione, è nel mondo, dall’antico testamento ad oggi”. Il problema per un attore, comunque, afferma, “non è se deve interpretare un buono o un cattivo: quello che un attore cerca sempre, è un personaggio che abbia delle cose da raccontare, che sia attraversato da conflitti importanti, che abbia tanti colori nel suo astuccio. Credo che il criterio che guida un attore nell’accettare o meno un personaggio, al netto della minestra sul tavolo, sia proprio quello di dire “voglio quel personaggio”, cattivo o meno”. Per Zingaretti, un paragone tra Bruno Testori e Montalbano non è proponibile: “Mi riesce veramente difficile una comparazione: Montalbano è costruito nella commedia dell’arte, è una maschera. La realtà che raccontiamo noi è del tutto diversa, è fortemente ancorata alla realtà, è un uomo vero, con problemi importanti. Li vedo come due cose, come due mondi completamente diversi”. Poi tiene a precisare: “Con Montalbano ho vissuto un’esperienza volontariamente lunga, meravigliosa: è stata una cavalcata trionfale, abbiamo conquistato il pubblico italiano e mercati internazionali impensati. Non c’è nessun desiderio di volerlo far dimenticare: mi sono semplicemente trovato a chiudere un’esperienza dopo che amici e complici di questo lavoro sono venuti a mancare.
Il progetto de “Il re” è partito tanti anni fa, non ha niente a che vedere con questo. Da tempo c’era il tentativo di pensare a cose che mi piacesse interpretare: avevo pensato inizialmente ad una idea di questo tipo, raccontare un personaggio che a un certo punto perde la bussola. Credo che l’essere umano sia altamente affascinante perchè è una fonte continua di sorprese. Penso che Testori sia una fonte inesauribile di racconto”.
“Raccontare le dinamiche del potere all’interno del carcere è la cosa più attraente di questo progetto – racconta il regista Gagliardi – in questo caso, di un capo che sta crollando e la cosa più intrigante era proprio questa. E’ un essere umano, la sfida era di slegarlo dal clichè e anche quella di cercare la tridimensionalità di tutti i personaggi, la loro umanità”. Aggiunge, poi, che, per rendere tutto ciò dal punto di vista stilistico, sono state usate “lenti che un po’ deformano: la deformazione della lente porta anche alla deformazione del potere del protagonista”.
Sviluppare il dramma in Italia, spiega ancora l’autore Peppe Fiore, è stato uno dei punti di partenza del gruppo di scrittura: “esce un po’ dal classico prison drama, c’è un protagonista molto forte e il coro. Chi lo mette maggiormente in discussione sono le donne”.
Una delle donne più forti, più importanti della serie è il pm interpretato da Anna Bonaiuto: “il mio personaggio e Testori – afferma – hanno due idee di giustizia molto diverse. E’ una donna con la bilancia della giustizia in mano. Ha rinunciato alla sua vita per seguire questa sua concezione. Ha una specie di corazza e va avanti. Quello che mi è piaciuto è che, in realtà, è anche spiritosa, sarcastica, certe volte anche irritante. E che non ha nulla di sentimentale, consolatorio”.
L’ex moglie de “Il re”, interpretata da Barbora Bobulova, “rappresenta il lato intimo di Testori. E’ una specie di bussola per Bruno – dichiara l’attrice – e credo che tanti errori li faccia proprio perchè ha perso questa bussola”.
Rilevante anche il personaggio di Giorgio Colangeli, ovvero il comandante, amico di Testori:
“c’è l’aspetto umano, il rapporto di amicizia che li lega, che conferisce un’ulteriore complessità al personaggio. Lo rende più umano”.
Concludendo la conferenza stampa, Nils Hartmann analizza il ruolo della serialità italiana nel panorama internazionale: “Quello che l’industria italiana ha fatto negli ultimi anni, nella serialità – e parlo di tutta la tv – ha reso l’Italia una punta di diamante. Un percorso iniziato con Gomorra e Montalbano, ma che non si sta esaurendo. E’ un’eccellenza, dobbiamo esserne orgogliosi. E’ un’industria al top europeo”.