Le reti generaliste sono finite? Pare proprio di no.
Anzi, guardando i palinsesti di inizio anno, le proposte all’insegna della cultura e della qualità, c’è da ben sperare.
Il tutto grazie ad una programmazione – che si immagina tale e non frutto di una congiuntura astrale – che, nel giro di pochi giorni, ha visto succedersi trasmissioni culturali, serie tv di livello, programmi di intrattenimento ben costruiti e non banali.
A partire da Roberto Bolle che, con “Danza con me”, non solo ha replicato il successo dello scorso anno, ma ne ha addirittura superato la (già alta) qualità e soprattutto l’innovazione di linguaggio tv, che unisce a quello delle arti (dalla danza al teatro), ponendosi come vera grande novità, oltre che trasmissione di livello.
A seguire, una certezza della tv culturale, ma con l’apporto delle “Meraviglie” di una Italia che si vuole sempre più (ri)scoprire: parliamo, naturalmente, di Alberto Angela, che, come e forse più del padre, ha l’abilità di unire davanti al video diverse generazioni, compresa quella dei giovanissimi, per quella che solitamente si definisce “divulgazione”, ma che più propriamente è un modo di far cultura in tv, in maniera scientifica ma che sa arrivare a tutti. Una formula difficilissima, che gli Angela hanno creato e che si perpetua e trova nuovi adepti (per ora ancora non all’altezza dei maestri, ma l’importante è gettare i semi). In questa nuova trasmissione, il valore aggiunto è non solo quello delle “Meraviglie” di cui l’Italia è ricca, ma anche le testimonianze di personaggi famosi che in quei luoghi vivono o che hanno comunque a che vedere con essi: e, da qui, un’interessante sinergia, quella con Andrea Camilleri che, con le sue consuete doti affabulatorie, è riuscito a trasportare il pubblico in altre epoche, ad incontrare insieme a lui Robert Capa ed a vivere quei luoghi attraverso le sue storie (perchè non realizzare una serie di trasmissioni con Alberto Angela e Camilleri? Sicuramente sarebbe un successo!).
E ancora: la riproposizione di “Unici” dedicato a Renzo Arbore e del doc su Pino Daniele “Il tempo resterà”, firmati da Giorgio Verdelli; le ultime puntate di quel piccolo gioiello di giornalismo che è “I Dieci Comandamenti” di Domenico Iannacone; la serie tv “La linea verticale”, un modo surreale di guardare la malattia (che naturalmente si inserisce in un percorso tracciato da “Braccialetti Rossi”); la seconda stagione de “Le ragazze del ’68”; senza contare i tanti film, molti in prima serata, proposti in questi ultimi mesi.
Insomma, un’offerta importante, sostenuta da ascolti altrettanto importanti, che fanno ben sperare. E che soprattutto inducono a portare avanti una programmazione che si basi su questi elementi: cultura e qualità, imprescindibili per una tv che aspiri ad essere ancora competitiva.