E’ una delle serie tv più attese della stagione, e non a caso, essendo tratta da uno dei romanzi più amati del ‘900: parliamo de “La Storia”, la nuova fiction in 4 serate (per 8 puntate complessive), che andrà in onda su Raiuno a partire da lunedì 8 gennaio. Un progetto molto seguito nel suo sviluppo e attorno al quale è indubbia la curiosità, e, come si diceva, l’attesa: il libro di Elsa Morante aveva avuto una riduzione televisiva realizzata nel 1986 da un grande nome come quello di Luigi Comencini e con protagonista Claudia Cardinale. Un doppio riferimento, dunque, quello letterario e quello televisivo, sicuramente importante ed impegnativo. Ma non per questo limitante. Certo, è indubbio il timore reverenziale, la consapevolezza di accostarsi ad un testo immenso, ma anche – per i produttori, gli sceneggiatori, il cast e la regista Francesca Archibugi – l’entusiasmo per un progetto importante e per il desiderio di mettere in scena un libro così amato (pubblicato da subito, per volere dell’autrice, in versione economica, vendette in breve tempo oltre un milione di copie). La storia di Ida e dei suoi figli, che inizia alla vigilia della Seconda guerra mondiale, attraversa gli anni, le vite di altri personaggi e “La Storia”: un racconto che sul piccolo schermo rivive grazie anche alle interpretazioni di Jasmine Trinca, nel ruolo di Ida, di Valerio Mastandrea, Elio Germano, Asia Argento, Lorenzo Zurzolo, Francesco Zenga, e alle intense prove di tanti altri attori, tra cui quelle di Gisella Volodi e Antonella Attili.
Un progetto dalla lunga genesi, come racconta, nel corso della conferenza stampa di presentazione, Roberto Sessa, produttore con Picomedia (in collaborazione con Raifiction e con Thalie Images): innanzitutto, per i diritti, con una lunga ricerca per capire chi fossero i detentori, e poi per la scrittura, durata circa due anni.
La scrittura: step fondamentale, che ha visto protagonisti per il soggetto (e per la sceneggiatura insieme a Francesca Archibugi) Francesco Piccolo, Ilaria Macchia e Giulia Calenda, nipote di Luigi Comencini, regista come si diceva, della versione tv dell’86, scritta da Suso Cecchi d’Amico e da Cristina Comencini, madre della stessa Calenda, che dichiara di non aver visto la precedente serie tv, di non averla voluta vedere, ma adesso “è arrivato il momento di farlo”.
Per Ilaria Macchia è stata “una delle più belle esperienze di scrittura”: è “un libro completo, è stato facile – tra virgolette – adattarlo, perchè nel libro c’era già tutto, personaggi, temi. Poi ti devi confrontare con la soggezione, lì può diventare più difficile. Portare tanto rispetto può essere quasi limitante, lo sforzo è stato di capire che tipo di lavoro fare”.
Per Francesco Piccolo “non esistono in Italia tanti romanzi popolari che assomigliano alle serie, e “La Storia” è uno di quelli. La scelta di dire immediatamente chi era Ida (riportando nei primi minuti la lettera della madre, ndr.) è stata la scelta che ha spinto poi tutto il resto delle puntate”. E sull’aspetto delle aspre critiche che, al tempo dell’uscita, nel 1974, furono rivolte al libro, ha aggiunto: “erano anni in cui non si poteva raccontare la gente povera, il proletariato che perdeva, far morire i poveri. Il proletariato doveva trionfare. La Morante era considerata la migliore scrittrice e, dunque, questo era imperdonabile. Ma il romanzo era veramente capace di guardare oltre le ideologie”. A questo proposito, la regista Francesca Archibugi ha sottolineato che comunque allora “c’era un fortissimo dibattito culturale. Ha scioccato il fatto che abbia riportato il racconto sui personaggi. Mi fa piacere dire che non bisogna vedere con gli occhi di oggi, non bisogna dire “allora niente è più ideologico”, l’idea ha perso centralità nella cultura e questo è terribile: magari ci fossero libri da cui per un anno intero non si distacchino gli occhi. Oggi c’è un’ideologia basata esclusivamente sul successo”.
Tornando alla realizzazione del film, la regista ha poi affermato di “sentirsi un’artigiana: bisogna lavorare sul dettaglio, senza perdere il disegno complessivo”, che è la linea seguita anche per la serie.
Parola, poi, ai protagonisti, a partire da Jasmine Trinca, che ha evidenziato come per lei, “la Storia” sia il suo romanzo d’elezione: “mia figlia si chiama Elsa in omaggio a Elsa Morante, io sono di Testaccio…da tutte le parti “La Storia” mi parlava. È la cosa che aspetti tutta la vita. Mi sembrava anche una grandissima opportunità di raccontare la storia con un’ottica femminile.”. È “un racconto – ha proseguito – che parla di una collettività, la guerra affligge i poveri, perchè la fanno i potenti: è qualcosa che non dobbiamo dimenticare mai”.
Le ha fatto eco Elio Germano, che ricopre il ruolo di Eppetondo: “Ci ha portato a vivere delle cose che alcune persone stanno davvero vivendo in questo momento”. E poi si è soffermato sui personaggi, che sono reali, “che fanno degli errori in continuazione, eroi e antieroi, non sanno fare la scelta giusta al momento giusto o diventano eroici loro malgrado”.
Una storia, ha dichiarato poi Asia Argento (che interpreta Santina), che ci riguarda tutti: “Ogni personaggio – aggiunge – è così ben scritto e raccontato; quello di Santina è come se fosse una vita a parte, un satellite attorno a Ida”.
Da segnalare, inoltre, le location della serie (già acquistata dai Paesi scandinavi): il 70-75% delle scene è stato girato in luoghi reali, mentre altre scenografie sono state ricostruite, come San Lorenzo, per l’importante scena del bombardamento.
Share.
Facebook
Twitter
LinkedIn
Copia Link
Paola Abenavoli
Paola Abenavoli, giornalista, critica teatrale e cinematografica, studiosa di storia della tv. Autrice dei saggi “Un set a sud”, “Sud, si gira” (titolo anche del primo sito su sud e audiovisivo, da lei creato), e “Terre promosse”. Già componente del Consiglio superiore dello Spettacolo, fa parte di Associazione nazionale critici di teatro, Rete critica e Sindacato nazionale giornalisti cinematografici.