Una serie sull’empatia, “un viaggio nella riscoperta dell’empatia, nella capacità dell’uomo di poter condividere i propri sentimenti, riscoprire la capacità di amare, amare proprio l’umanità, una cosa che dovrebbe essere normale e che purtroppo non lo è”. Così il regista Rolando Ravello presenta, in conferenza stampa, la serie “Il clandestino”, interpretata da Edoardo Leo, in onda da lunedì 8 aprile (per sei serate) su Rai 1.
La serie, co-prodotta da Rai Fiction e Italian International Film, conclude la stagione delle fiction Rai con una storia ed un personaggio che si propongono come insoliti, in una Milano “un po’ diversa, alta e bassa, centro e periferie”, sottolinea Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction. Una storia – scritta da Renato Sannio, Ugo Ripamonti, Michele Pellegrini e che vede nel cast, oltre ad Edoardo Leo, anche Hassani Shapi, Alice Arcuri, Fausto Maria Sciarappa e Lavinia Longhi – che, aggiunge Ammirati, si fonda su “un incontro di culture” ed è “un mix di drama e ironia”.
Elementi, quelli della drammaticità e dell’ironia, che caratterizzano, in particolare, il personaggio di Luca Travaglia, interpretato appunto da Edoardo Leo: e se la direttrice di Raifiction introduce l’attore parlando di esordio in Rai, in realtà lo stesso Leo ricorda come proprio la sua carriera sia iniziata 30 anni fa con un piccolo ruolo nella serialità Rai (e in tanti, tra il grande pubblico, hanno iniziato a conoscerlo e ad apprezzarlo, ad esempio, anche in una fiction dalla quale sono passate praticamente tutte le ultime generazioni di attori italiani, ovvero “Un medico in famiglia”, e poi tante altre produzioni, tra cui la recente miniserie “Ognuno è perfetto”).
Tornando alla storia de “Il clandestino”, Travaglia è un ex ispettore capo dell’antiterrorismo, che ha lasciato la polizia in seguito ad un attentato che è costato la vita alla sua compagna. Trasferitosi a Milano, lavora come buttafuori nelle discoteche. “Un personaggio introverso, burbero, di poche parole, diffidente, molto fisico”, lo definisce Leo: un uomo che ha alzato un muro con gli altri, per difendersi dal grande dolore. Ma questo muro inizierà a sgretolarsi quando incontrerà Palitha (interpretato da Hassani Shapi), che lo trascinerà nell’idea di mettere in piedi un’agenzia investigativa. Quelle descritte, aggiunge Leo, sono le “caratteristiche di un personaggio che poteva stare antipatico: la sfida da vincere era quello di farlo diventare simpatico. Un uomo che, per espiare un dolore così grande, sceglie di aiutare gli invisibili, ultimi, clandestini”. E lui stesso viene chiamato da tutti proprio il “clandestino”.
“Mi auguro di poter proseguire nella serialità – conclude Leo -, non genericamente, ma spero di continuare a fare questo personaggio, ad essere “clandestino” ancora per un po’”.