Studenti universitari protagonisti sul palco, in un “non spettacolo” che unisce il surreale, l’ironia, ai riferimenti culturali alti, al cinema, alla letteratura: nei giorni scorsi, all’Oratorio di S. Rocco, a Bologna, in occasione della presentazione del nuovo romanzo di Rigel Bellombra (“L’assassino che è in noi”, edizioni IlViandante), si è, infatti, nuovamente esibita la Compagnia dei Dis-Attori del Club degli Smarriti, una realtà che va sempre più imponendosi all’attenzione nazionale con un modo, appunto, surreale e leggero di diffondere la cultura, anche tra i più giovani. Dopo il debutto con sold out dello scorso 7 maggio, anche in occasione del secondo “non spettacolo” i posti sono andati esauriti: questa volta sul palco, con l’Autore, erano gli studenti di giurisprudenza dell’Alma Mater, in connessione con l’inaugurazione del primo Seminario in Italia su “Diritto e Cultura”, che si terrà a Ravenna in primavera.

Rigel Bellombra è lo pseudonimo da scrittore e compositore del professore e avvocato Antonio Albanese, nato a Reggio Calabria e da anni punto di riferimento dell’Università di Bologna, dove insegna Diritto privato.Le sue poesie sono state interpretate da Ivano Marescotti e le sue canzoni da Iskra Menarini. Nel gennaio 2020, col romanzo satirico “L’abrogazione dell’amore”, aveva previsto il divieto legale di baci e abbracci.
Albanese è, inoltre, l’ideatore del Club degli Smarriti, “Club ricreativo culturale per la sopravvivenza del Bello e la liberazione dall’ovvio”, un’iniziativa in cui il surreale e l’ironia sono le linee per entrare davvero, in profondità, in temi culturali che sono alla base della formazione dell’individuo. Il Manifesto fondativo è ispirato alla filosofia racchiusa nella seguente affermazione: “L’arte, nelle sue varie manifestazioni, è immortale e al di sopra della politica, della scienza, della morale; l’arte è al di sopra della natura, in quanto natura umanizzata. Ciascuno può essere un capolavoro (ancor meglio se un capolavoro fallito)”.
Tra le iniziative del Club, come si diceva, “I Non Spettacoli Teatrali”, come quello andato in scena la scorsa settimana e che, appunto, ha visto protagonisti gli studenti.

“Il non spettacolo, in entrambe le edizioni, è stato ironico e molto surreale – commenta l’Autore – Si continua a posticipare il discorso sul romanzo, del quale in effetti non si parla mai in maniera piena. Si parla piuttosto che del contenuto del contenente, ossia del romanzo come oggetto, con una serie di inconvenienti che intervengono a sorpresa nel corso della serata, proprio quando pare che si stia parlando finalmente della trama.
È un po’ il segno del nostro smarrimento… della nostra confusione tra forma e sostanza; ma anche simboleggia il fatto che alla fine le parole, sia quelle serie sia quelle insensate, restano sempre solo parole… E che forse il senso delle opere, il loro significante è davvero più importante del significato.

Ma è anche una presa in giro dei convegni troppo seriosi e delle presentazioni di romanzi fatte da quegli intellettuali che complicano le cose semplici”.
Un approccio ironico, dunque, che riesce a coinvolgere e a diffondere la cultura anche tra le giovani generazioni.