Torna ad interpretare il musical “La piccola bottega degli orrori” a 33 anni dalla prima edizione, quella che lo ha visto debuttare in questo genere teatrale e che ha segnato l’avvio delle produzioni di musical italiani firmate dalla Compagnia della Rancia: Giampiero Ingrassia veste nuovamente i panni di Seymour nello spettacolo che il primo febbraio farà tappa al Teatro Rendano di Cosenza, nell’ambito della rassegna “L’altroTeatro”. Al suo fianco, Fabio Canino e Belia Martin, che daranno vita ai personaggi di quello che è ormai un classico del musical, ispirato al film di Roger Corman, con Jack Nicholson.
“E’ stato stranissimo ripercorrere le stesse emozioni di 33 anni fa, naturalmente in maniera differente – ci rivela Ingrassia – Strano, divertente, un po’ ritorno al futuro, con energie diverse, con una consapevolezza diversa, conscio – nell’affrontare il personaggio – di non poter fare più un Seymour ventottenne: è un Seymour post 50enne, anche più tenero, un nerd di una certa età fa più tenerezza”.
Oggi, c’è – in generale, non solo per quanto riguarda il musical – un rapporto sempre più stretto tra cinema e teatro, con opere cinematografiche che vengono trasposte per il teatro, e viceversa, opere teatrali che diventano film. Cosa ne pensi?
“E’ un mix che si può fare, ben venga: se c’è il testo, se ci sono pièce cinematografiche che si possono riportare a teatro, ben vengano. Comunque, lo spettacolo dal vivo è sempre un’emozione differente: bellissimo il grande schermo, ma è bello anche vedere un attore che recita, che suda sul palcoscenico”.
Parlando sempre di musical, cosa rappresenta il musical per te e cosa pensi di questo grande interesse da parte del pubblico (che ha ripreso a seguire questo genere proprio dopo “Grease”, da te interpretato) nei confronti di questo genere?
“Diciamo che “Grease” è stato un po’ lo spartiacque, c’è il musical prima di “Grease” e il musical dopo “Grease”. In Italia il musical è arrivato molto tardi, noi non siamo un popolo proprio di conoscitori di musical: negli ultimi anni, anche con la crescita di scuole e di produzioni, il pubblico ha imparato a conoscere questa forma di spettacolo, gradita ad uno zoccolo duro di spettatori, magari viene un po’ glissato da altri, dipende. Però, di certo il musical è una certezza nello spettacolo italiano, adesso. Noi siamo figli di Broadway, del West End di Londra: il musical è arrivato in ritardo, però mi sembra che stia recuperando abbastanza bene.
Per quello che mi riguarda, è una forma di spettacolo che mi è sempre piaciuta, anche perché mi piace la musica e in questa maniera si fa un mix delle due cose, cantare e recitare. Non amo tutti i musical, non sono un divoratore di musical: mi piacciono più quelli in chiave rock, piuttosto che quelli operistici. Devo dire che quando vai a vedere un musical fatto come Dio comanda, è emozionante”.
Al di là del musical, però, hai sempre spaziato e spazi tuttora tra differenti generi, sempre diretto da grandissimi registi: mi riferisco anche ai più recenti spettacoli, come “Maurizio IV”, che ti ha visto al fianco di Gianluca Guidi. Pensi che riprenderete questo spettacolo o ne sono in cantiere altri?
“Con Gianluca siamo un po’ una coppia anomala, perché non siamo una coppia. Ognuno ha la propria strada, ogni tanto ci diciamo “Vogliamo fare una cosa insieme? Sì, facciamola”, perché ci stimiamo, lavoriamo bene l’uno con l’altro, quindi è naturale che si torni insieme. “Maurizio IV” non so se lo riprenderemo, è stato bloccato dalla pandemia. Non so quale sarà la vita di questo spettacolo: è abbastanza snello, siamo solo noi due, si presta molto in questo periodo. Vedremo se in futuro, se non “Maurizio IV” un altro testo, si potrà rifare con Gianluca. Poi, come dicevi, a me piace molto spaziare dalla prosa al musical: non amo essere definito un attore da musical perché non lo sono, non sono un performer, sono un attore prestato al musical. Progetti ce ne sono, ma bisogna sempre fare i conti con il covid, purtroppo”.
Intervistandoti qualche anno fa, in occasione dello spettacolo “Non mi hai più detto ti amo”, con Lorella Cuccarini, ti ho chiesto se ti sarebbe piaciuto tornare a lavorare in tv e la tua risposta è stata: “Non nella conduzione, ma nella fiction”. C’è qualche programma in questa direzione?
“No: come sai, gli impegni teatrali sono a lungo termine. Fino ad aprile sono impegnato con la “Bottega”, poi vedremo”.
Ma c’è un ruolo che ti piacerebbe interpretare, sia nella fiction, che in un nuovo progetto teatrale?
“Mi piacerebbe fare il ruolo di un cattivo, ma “cattivo cattivo”: mi piacerebbe molto perché è lontano da me, perché il pubblico non è abituato a vedermi nei ruoli di cattivo e, proprio per questo, potrebbe essere una bella prova d’attore”.