Presentata ufficialmente giovedì 5 aprile, la stagione artistica Primavera 2012 del Nuovo Teatro Siracusa (nella foto, la locandina con il programma).
Ad illustrare gli appuntamenti e le linee guida della programmazione sono stati Renato Nicolini, Massimo Barilla e Giacomo Farina, responsabile per il settore musica.
“A qualche mese dalla riapertura al pubblico, periodo in cui si sono ospitati eventi speciali, rassegne e festival prende avvio la Stagione Artistica Ufficiale del Nuovo Teatro Politeama Siracusa di Reggio Calabria”.
Una stagione che avrà inizio il 13 aprile, per concludersi il 31 maggio.
“Un viaggio primaverile tra Prosa, Musica, Cinema, Mostre e Teatro di Figura, nell’intento di dare un saggio di alcune linee di programmazione artistica che si intende perseguire”.
Innanzitutto, la Sezione Prosa “Parole come Pietre / Vecchie e nuove drammaturgie”: come evidenziato da Nicolini, la parola come elemento centrale.
“Proponiamo per il Siracusa 2012 una breve stagione in abbonamento, basata su quattro spettacoli teatrali e tre concerti. La musica è nuda, deve tendere a spogliarsi degli orpelli; il teatro al contrario ad acquistare spessore civile. Questo può avvenire guardando indietro, alla tradizione drammaturgica italiana, di cui la nostra stagione individua due maestri, Pirandello per il primo dopoguerra del ‘900, Pasolini per il secondo. Su Pasolini e su Pirandello agisce la riscrittura drammaturgica, tesa ad individuarne e metterne in evidenza i nodi problematici. La strada di Vestire gli Ignudi (all’origine del Pirandello Drei di Renato Nicolini) contiene in germe il meccanismo dei talk show degli anni ‘2000? Quale politicità di Pasolini è effettivamente operante oggi? Può avvenire guardando alla nostra contemporaneità, come nel testo di Francesco Suriano che ha centro la tragedia della Thyssen, o come nel testo di Fabrizio Ferracane premiato dal pubblico e segnalato dalla critica al Premio Dante Cappelletti che ha al suo centro, al contrario, l’apparente atemporalità (però beckettiana) del trapanese”.
La sezione musica si intitola “Nudi d’Autore”: “La curiosità di conoscere l’essenza della scrittura e della sua iniziale ispirazione ci ha spinto a proporre questa piccola ma significativa rassegna che presenta i cantautori “nudi”, appunto, senza band e orpelli. A “denudare” ulteriormente gli artisti, l’intermezzo curato dal giornalista Sergio Conti. “Un’occasione più unica che rara per curiosare e conoscere il mondo poetico e quotidiano dei nostri più quotati cantautori. Partendo con Patrizia Laquidara (Premio Tenco 2011), interprete raffinata di accenti nordico-mediterranei, in perpetuo viaggio tra canzone d’autore e musica popolare. Come dalla musica popolare, contaminata con il rock, deriva l’inarrestabile esuberanza calabra di Peppe Voltarelli (già leader e cantante de Il parto delle nuvole pesanti). Un piccolo viaggio che sarà chiuso da Luca Madonia, catanese dall’aplomb inglese, esile ed elegante nell’aspetto ma con una voce possente, intensa e vibrante, che dall’esperienza felice dei Denovo, fino al suo più personale e intenso viaggio da solista, continua a rappresentare una presenza di particolare interesse nel panorama della musica d’autore italiana”.
Infine, la sezione Teatro di figura, con uno “spazio dedicato ad una delle più interessanti realtà (pienamente reggina) del Teatro di Figura in Italia: Il Teatro delle Rane. Attraverso una mostra e uno spettacolo le Marionette delle Rane raccontano e si raccontano, aprendo uno spazio (per adesso) sperimentale, dedicato al pubblico dell’infanzia e delle famiglie, con cui il Teatro intende costruire nel tempo un dialogo strutturato e fecondo”.
E ancora, l’evento speciale: “26 settembre 1970 – Il cielo limpido è una produzione che sperimenta l’incrocio del linguaggio della narrazione teatrale con i moduli del cinema documentario, e viene qui presentato in prima assoluta. Mana Chuma Teatro lo ha liberamente tratto dal proprio spettacolo teatrale ’70voltesud”.
Una produzione realizzata da Massimo Barilla e Salvatore Arena, con l’apporto – come sottolineato dallo stesso Barilla – di Felice D’Agostino e Arturo Lavorato, pluripremiati autori cinematografici calabresi.