Una ricerca teatrale continua, che sa spaziare tra temi, generi, periodi storici. Che sa parlare dell’attualità (come in “Operai oggi”), ma anche rileggere la tradizione (come nelle opere di Molière portate in scena, anche con l’utilizzo di burattini); che sa guardare alla letteratura, anche moderna, e recuperare la storia poco nota.
Come nel caso di “Legionari”, con cui Stefano Angelucci Marino porta all’attenzione degli spettatori la vicenda di Fiume: un pezzo della nostra storia poco noto nelle sue sfaccettature, nell’essere un insieme di idee, di esperienze e di visioni diverse. L’autore, attore e regista del Teatro del Sangro ancora una volta riesce a cogliere, con un lavoro drammaturgico frutto di attento studio (e che è stato ispirato dal volume “Alla festa della rivoluzione”, di Claudia Salaris), aspetti dimenticati, passioni politiche, utopie e disillusioni di generazioni differenti e di uomini provenienti da esperienze e territori differenti, per farli conoscere e metaforicamente far riflettere sulla società odierna. Lo ha fatto, come dicevamo, in tanti spettacoli precedenti, e lo continua a fare con questo testo, in cui la storia viene letta attraverso gli occhi di un legionario, appassionato di politica, affascinato anche da linee di pensiero diverse, alla ricerca di una speranza di rinascita. Si trova a confrontarsi con analisi e discorsi a volte troppo articolati e con la concretezza della vita militare, con le passioni da tenere a freno e con la cultura cui avvicinarsi: e la sua esperienza quotidiana si intreccia con le vere vicende, con i reali personaggi che furono protagonisti di quella pagina della storia, a partire naturalmente da D’Annunzio. Il tutto messo in scena con grande sapienza attoriale e registica da Stefano Angelucci Marino, che sa virare tra toni drammatici e ironici, trasportando gli spettatori nel viaggio del protagonista, tra l’esilarante critica ad un teatro vecchio e noioso, che persino lo stesso D’Annunzio bocciò apertamente, e quella caduta delle illusioni, delle giovani generazioni, che l’autore, attraverso la lettura di un periodo storico, riesce a riflettere nella sua universalità. Un ritorno a SpazioTeatro, quello di Stefano Angelucci Marino, e ancora una volta un successo.