Dopo “Natale in casa Cupiello”, il 30 dicembre, sempre su Raiuno, sarà la volta di un’altra commedia di Eduardo, in una nuova versione, questa volta in forma di film per la tv: parliamo di “Questi fantasmi”, prodotta da Roberto Sessa per Picomedia, nell’ambito del ciclo di film che ogni anno Rai Fiction dedica ad un’opera eduardiana (e che proseguirà, allargando la visione alla commedia napoletana, con “Miseria e nobiltà”, come annunciato dal produttore). Ad interpretare questo classico del teatro (dopo “Filumena Marturano” e “Napoli Milionaria”, scritti da Massimo Gaudioso e Filippo Gili – la prima insieme anche a Francesco Amato -, sceneggiatori anche di questo film) sarà ancora una volta Massimiliano Gallo, nei panni del protagonista Pasquale Lojacono, che decide di andare ad abitare in una casa immensa e bellissima e, in cambio della permanenza gratuita, dovrà sfatare le dicerie secondo cui l’immobile è infestato dai fantasmi. Accanto a lui, Anna Foglietta, nel ruolo della moglie, che ha una relazione con Alfredo (Alessio Lapice), che si finge un fantasma e lascia dei soldi a Pasquale, così da ammorbidirlo per potergli fare accettare la situazione e fuggire con la moglie. A punteggiare questa storia, gli interventi del portiere, un esilarante Maurizio Casagrande, che vive insieme alla sorella (la bravissima Gea Martire).

Un classico, si diceva, cui Gassmann resta molto fedele, pur volendone dare una veste più contemporanea, anche attraverso un’atmosfera mistery, che il testo ha già in sé, quasi tocchi – come da lui stesso sottolineato – da film di genere, molto amati dal regista: una scelta che mira anche, ha dichiarato ancora Gassmann, a coinvolgere i più giovani, a far loro conoscere questi testi, ad avvicinarli sempre più al teatro. E bisogna dire che il regista ha sicuramente trovato una chiave giusta, rispettosa appunto del testo, ma nello stesso tempo originale, lontana dalle versioni precedenti, facendo propria la commedia e riecheggiando a tratti anche lo stile della sua precedente regia cinematografica, ovvero “Il silenzio grande”, sempre interpretato da Gallo.

Mai sopra le righe, Gassmann costruisce un’opera filmica vera e propria, anche con l’utilizzo di esterni, ma anche muovendo la macchina da presa con grande maestria, con riprese che fanno entrare nell’atmosfera, che sfruttano con abilità gli interni, con prospettive molto interessanti e coadiuvato da una scenografia (di Antonella Di Martino) e soprattutto da una fotografia (di Antonello Emidi) praticamente perfetta. Gli esterni come punti di innovazione, dunque, ma che non stravolgono la commedia; ma un’altra scelta differente è sicuramente quella di far parlare il professore, la mitica figura del vicino, che vive nel palazzo di fronte: in particolare, di farlo parlare anche durante la famosa scena del caffè che il protagonista assapora sul balconcino, diventata iconica. Una scena che avrebbe potuto intimorire, ma regista ed interprete hanno deciso di cercare una propria strada, come affermato in conferenza stampa: e l’esperimento è riuscito, Gallo trova una sua chiave interpretativa, evitando qualsiasi tipo di rimando, ma facendo proprio il personaggio (forse la voce del professore, pur inserendosi bene nel tipo di versione scelta, spezza un po’ la “liturgia” della scena stessa, ma non la snatura, né la rende meno efficace).

Una sfida vinta, così come quella di tutto il film, che resta tale nella sua configurazione, nella sua struttura, non inglobando un impianto teatrale, pur senza dimenticare l’origine della commedia stessa. Una sfida che Gassmann vince, sia per la linea seguita, sia con l’apporto di un cast potente: Gallo si cala nel personaggio sin dall’incedere, dalla postura, costruendo una figura piena, tridimensionale, ricca di sfumature. E poi le scene con Casagrande – il cui padre aveva interpretato già quest’opera più volte, e proprio nel ruolo del portiere nella versione teatrale di Enrico Maria Salerno – riflettono quella formazione ed esperienza teatrale (tra l’altro, entrambi hanno lavorato in teatro con la direzione di Vincenzo Salemme, giusto per restare in tema eduardiano) che consente di rendere anche sul set la perfetta sintonia, i dialoghi scoppiettanti, la mimica unica, che fanno di queste parti dei momenti esilaranti. E ancora, Anna Foglietta, che dà vita ad un personaggio cui si è scelto di dare un taglio diverso: “è più coraggiosa rispetto al testo teatrale”, afferma l’attrice, è preda del dubbio e del travaglio interiore, in una visione, anch’essa più contemporanea. E poi i già citati Lapice e Gea Martire, e Tony Laudadio, nei panni del cognato di Alfredo, mentre la voce del professore è di Mariano Rigillo.