Un susseguirsi di invenzioni sceniche e di innovazioni, per esaltare l’attualità dell’opera pirandelliana. Verità, condizione femminile, attenzione morbosa delle persone alla vita degli altri: temi propri di “Vestire gli ignudi”, ma che si riflettono prepotentemente anche nella società odierna. Ed ecco allora che la scena si riempie di schermi, di computer, di radio, di elementi che riecheggiano argomenti attualissimi. “Pirandello Drei”, la versione dell’opera dell’autore siciliano elaborata da Renato Nicolini – anche regista insieme a Marilù Prati – è tutto questo e anche altro: è un prologo brechtiano in cui questo legame tra il secolo scorso e i giorni nostri viene evidenziato; è la sapiente scelta di luci e di video (curati da Giorgio Cannizzaro) che, insieme ad una scenografia evocativa (realizzata da Aldo Zucco), creano delle immagini sceniche molto potenti, di sapore cinematografico; è l’idea di contaminazioni, invenzioni come l’attrice che “personifica” con le virgolette le didascalie pirandelliane. E’, in particolare, la scelta di fare interpretare a quattro attrici diverse lo stesso ruolo: la protagonista, Ersilia Drei, viene così descritta nelle sue diverse sfaccettature, nell’evolversi (o nel mostrarsi) della sua personalità: e, dunque, da quasi timida, intimorita, dell’inizio, diviene poi la donna che prende sempre più consapevolezza degli accadimenti, e viene quasi sovrastata da essi; fino allo svelamento finale. Quattro diverse attrici che (insieme al resto del cast, formato dagli attori del laboratorio teatrale universitario “Le Nozze”: Francesco Spinelli, Paolo Failla, Francesco Chilà, Pasquale Pacilè, Ramona Santoro, Stella Barbaro, Maurizio Russo ed Egizia Scopelliti) sono uno dei punti di forza di questa rappresentazione, che ha concluso la stagione teatrale del Politeama Siracusa: e, accanto a Marilù Prati, che interpreta la parte più drammatica della vita della protagonista, e ad Adele Rombolà, ormai “storica” attrice del gruppo “Le nozze”, si aggiungono due “new entry” la cui prova è da sottolineare, ovvero Cristina Greco e Lucia Spadafora.
L’opera pirandelliana mostra ancora una volta la sua universalità; la creatività di Nicolini e Prati mostra di saper attualizzare la messa in scena, senza snaturare il testo, anzi evidenziandolo. E, come accennato dallo stesso autore e regista, l’intenzione è di proseguire con nuovi progetti dedicati a Pirandello, rimarcandone un’universalità capace di trovare legami con il passato (quindi nel suo rapporto con i classici) e con la contemporaneità.