Un muro può essere qualcosa che serve a dividere, a nascondere. O a costruire, a cementare rapporti o certezze. Un elemento esterno può arrivare inaspettato a destabilizzare, rompere equilibri che forse non erano tali, a fare riflettere sulla propria vita. E il teatro, da luogo che si vuole distruggere, può diventare, o continuare ad essere, fonte di sogno, di pensiero, a volte anche di rinascita.
Come nel caso dei due protagonisti di “Muratori”, l’opera teatrale di Edoardo Erba messa in scena da SpazioTeatro, per la regia di Gaetano Tramontana. Una rivisitazione del testo originale, per la prima volta proposto non in romanesco ma in italiano. Una versione dinamica, divertente, grazie anche all’interpretazione di Domenico Chilà e Mimmo Fiore, nei panni di due muratori che devono costruire un muro in una notte, per dividere un teatro e ricavarne uno spazio per ampliare un attiguo supermercato. Ma una “signorina Giulia” (un’intensa Anna Calarco, enigmatica come richiede il personaggio e padrona della scena) riemersa dal testo di Strindberg, ultimo spettacolo proposto in quel teatro, arriva a scompaginare il libro della vita, scritto fino a quel momento dai due muratori. E a far riconsiderare certezze o strade già delineate. E ad abbattere quel muro.
Un muro che è, prima di essere costruito, “preceduto” da un sipario, poi immagine proiettata, per poi diventare schermo che raffigura un percorso, forse nuovo, che i due muratori intraprendono insieme. Il tutto rende ancora più dinamica la storia e la trasposizione scenica, proposta, tra l’altro, nella seconda serata, davanti allo stesso autore, presente in sala insieme alla moglie, l’attrice Maria Amelia Monti.