“Dietro certi pugni a volte c’è una traiettoria ben precisa. A volte c’è tutta la vita di un uomo”. Lo dice Pietro – Hamburger è il suo soprannome – quando sale sul ring, raccontando la sua storia. Tra un ring a metà, come la sua vita, un armadietto che contiene un po’ di rabbia, uno sgabello e un sacco su cui sfogare quella rabbia. Una rabbia interiore che nasce da una patologia; ma anche una rabbia che nessuno, neanche la sua famiglia, è riuscita a capire, prima che uno psicoterapeuta se ne renda conto. E allora lo indirizza verso quel ring dove cercherà se stesso. Quel ring è un approdo, ma anche un modo per comprendere la sua interiorità. E tra il ring, e oltre esso, si dipana la difficile vita del protagonista di “Hamburger”, lo spettacolo andato in scena nell’ambito della rassegna promossa da Spazioteatro.
Solo sul palco, Roberto Galano – anche regista dello spettacolo – dà vita ad un monologo che va oltre il classico momento di teatro di narrazione, ma unisce dinamismo, cambi scena pur in una scena unica. E narrazione viscerale, ma mai sopra le righe.
Per rappresentare un tormento, una vita alla ricerca di sé, un trovarsi, tra corde, rinunce, amicizia, sensualità cui aggrapparsi come ad un sentimento vero. Alla ricerca di qualcosa che è già in sé e che qualcuno o qualcosa riesce a farti trovare.
Il tutto reso anche grazie ad un linguaggio diretto e ad un coinvolgimento del pubblico.
Un progetto riuscito, quello di Galano, fondato su un testo di Leonardo Losavio e D.Francesco Nikzad, che ha dato vita anche ad un libro, e che ha ricevuto il supporto della Federazione Pugilistica Italiana e del Comitato Provinciale Coni Foggia.