Il Laboratorio Teatrale della “Mediterranea” è un progetto nato informalmente nel 2002 all’interno della Facoltà di Architettura, da un’idea di Renato Nicolini e di Marilù Prati, al fine di coinvolgere gli studenti nella messinscena di “Nozze” di Elias Canetti, con l’iniziale – ma breve – collaborazione dell’Accademia di Belle Arti. Da quest’esperienza nacque nel 2004 l’Associazione Culturale “Le Nozze”, che ha gestito le attività teatrali d’Ateneo svoltesi fino all’A.A. 2008/’09 al Politeama “Siracusa”, attraverso specifici accordi di convenzione con Università, A.R.Di.S. e Regione, di cui alla L. 341/1990 e L.R. 34/2001.
“Fiore all’occhiello della Mediterranea” (da “Guida all’Università 2007” del Censis – la Repubblica), il Laboratorio “Le Nozze” è un progetto che è andato caratterizzandosi in modo sempre più sperimentale – in un Ateneo dotato di sole Facoltà tecniche o fortemente professionalizzanti – e che ha alle spalle un’esperienza di quasi sette anni, durante i quali sono stati coinvolti più di un centinaio di studenti, realizzando sei stagioni artistiche al “Siracusa”, con la produzione complessiva di oltre venti spettacoli, seminari, convegni e laboratori a tema, partecipazioni a rassegne e festival teatrali di rilievo anche internazionale (La Biennale Teatro di Venezia 2008, Magna Græcia Teatro Festival 2008, UniversoTeatro – Festival Internazionale di Teatro Universitario di Benevento 2008, Calabria Palcoscenico 2007, 2008 e 2009) riscuotendo apprezzamenti di pubblico e di critica crescenti, dando notevole visibilità al nostro Ateneo, contribuendo ad accrescerne l’immagine.
Noi pensiamo che il teatro universitario – non se ne dispiaccia qualcuno – non sia semplicemente un’attività di servizio e svago per gli studenti, ma crediamo sia qualcosa che vada oltre, o comunque in un’altra direzione: quella dell’anima e delle coscienze (nell’accezione più laica che si possa intendere). In questi giorni l’opinione pubblica si è scandalizzata apprendendo le statistiche sulle dipendenze dei giovani dalle droghe e dall’alcool. Noi con meno stupore aggiungiamo che ci scandalizza molto di più la dipendenza dal pensiero unico, dalle logiche dell’utilitarismo, della convenienza, della collusione e dell’illegalità – e relative assuefazioni – che nel nostro Sud hanno radici antiche.
Di fronte a tutto questo noi crediamo che il teatro universitario sia una delle rare occasioni in cui si produca una cultura della speranza, arricchendo la qualità dell’esperienza accademica di uno studente, stimolandone quella latente coscienza critica – autonoma e aperta – che è così necessaria nel mondo contemporaneo, per un Ateneo che non vuole e non deve rimanere “provinciale”, ridursi a mero dispensatore di titoli professionalizzanti, in cui le diverse Facoltà sembrano dei compartimenti stagni, ma assumersi l’onere di conferire una formazione che non sia solo nozionistica, ma poliedrica e multi-disciplinare, in una parola: “universale”. Forse è un’utopia, ma noi amanti del teatro – in maggioranza formati in una Facoltà di Architettura – intendiamo l’utopia come dimensione della speranza, della volontà innovativa, dell’immaginazione e della creatività, non come sogno o fuga dalla realtà, ma come tensione intellettuale, pensiero per il futuro: progettazione.
Certo questa utopia fa a pugni con le congiunture del momento, con i tagli alla scuola, alla cultura e alla ricerca, che costringono i teatri, le soprintendenze, fino agli atenei, a comportarsi come un’impresa privata: minimizzare i costi e massimizzare gli utili. Fa ancora più rabbia dover accettare che un settore strategico per lo sviluppo – anche se di lungo periodo – come quello della Cultura, venga penalizzato ed invitato “a far da sé”. Citando strumentalmente Luigi Lombardi Vallauri diciamo che «una società è tanto più progredita quanto più può permettersi di passare da questioni di tenore di vita, o di qualità della vita, a questioni di senso della vita».
Già il 9 giugno scorso, un gruppo di noi – laureandi, neo laureati, studenti e dottorandi veterani del Laboratorio – ha fondato assieme a Marilù Prati l’Associazione Culturale “Mediterranea Teatro Le Nozze”, con l’obiettivo di ideare e realizzare progetti culturali e artistici più articolati e ambiziosi, sempre legati all’ambito universitario ma in un contesto di maggiore dimensione partecipativa e di efficace radicamento territoriale – non a caso si è scelto di identificarsi con l’Ateneo finanche nella denominazione, unitamente alle Nozze di Canetti, memoria storica del primo exploit.
Pensiamo al “Siracusa” (il più antico teatro della città, a disposizione degli studenti reggini sin dal 1988, grazie anche alle politiche lungimiranti dell’ente per il Diritto allo Studio) non soltanto come nostra sede legale – e operativa da ben sette anni – ma come nuovo centro culturale sperimentale aperto alla città e al suo mondo universitario, artistico e intellettuale.
L’Associazione “Mediterranea Teatro Le Nozze”, che dall’A.A. 2009/’10 è delegata alle attività teatrali d’Ateneo – con convenzione del 5 novembre scorso – basa quindi il proprio now-how sull’esperienza artistica, organizzativa e gestionale della precedente associazione “Le Nozze” e costituisce la naturale evoluzione e affermazione di uno staff che anno dopo anno acquisisce sempre maggiori competenze specifiche nei diversi settori tecnici e artistici legati alla produzione teatrale: scenografia, allestimento, video & light design, regia, recitazione, organizzazione culturale.
Oltre alla consolidata attività del laboratorio teatrale rivolto agli studenti (diretto da Marilù Prati), abbiamo in cantiere diversi progetti culturali da attuare nel breve e lungo periodo (all’ombra della rassicurante esperienza del prof. Nicolini, nostro direttore artistico). Oltre a rassegne e festival sperimentali, più ambiziosamente guardiamo ad un sistema universitario regionale di residenze teatrali che dialoghi con gli operatori teatrali locali, promuovendo una sempre maggiore innovazione nella produzione artistica calabrese o ancora meglio – perchè no? – ad un gemellaggio con l’analoga realtà messinese per un futuribile “Teatro dello Stretto”, ponendo le primissime fondamenta di quell’armatura culturale, materiale e immateriale, che dovrà supportare la futura (ancora eterea e fumosa) Area Metropolitana dello Stretto. Poi ci sono le idee di Nicolini per la valorizzazione delle aree archeologiche attraverso il Teatro di Paesaggio o, ancora, la possibile istituzione di un Master Universitario in “Progettazione dell’effimero” in collaborazione col DAMS di Messina e/o Cosenza… Tante idee verso cui stanno mostrando interesse anche alcuni importanti esponenti dell’industria culturale reggina, qualificando il progetto di partenza, sul quale tutta l’Associazione guidata da Marilù Prati lavora da tempo, con la consulenza organizzativa di Natalia Di Iorio. Tutto ciò potrebbe portare ad un apposito ente – consorzio/fondazione/istituzione di natura mista pubblico privata – con la preziosa partecipazione di tutte le altre istituzioni interessate.
E’ ovvio che non immaginiamo una gestione classica e convenzionale del teatro: sul piano artistico vorremo sperimentare formule combinate di intrattenimento innovative per avvicinare e coinvolgere diversi target di utenza: dagli adulti, alle scuole, agli studenti di tutte le età, anche nelle ore serali post-spettacolo, puntando molto sulla musica, sulle serate tematiche arricchite da performance estemporanee ed esposizioni, video-arte, ecc… proponendo, in sostanza, un’offerta culturale alternativa, per genere e tipologia, rivolta in particolare ai giovani che, purtroppo, frequentano poco le rassegne del “Cilea”.
Un nostro “sogno particolare” è poi quello di poter dotare il Politeama, di concerto con i proprietari e con l’aiuto dei privati terzi, di un piccolo Caffè-Libreria – anche inteso come piccola biblioteca teatrale, cogliendo l’idea di Paola Abenavoli – nella sua Galleria attualmente chiusa al pubblico che grazie all’ingresso su via 2 settembre potrebbe avere una certa autonomia rispetto alle attività di sala, ma che al mattino o in specifici eventi serali farebbe diventare la platèa del “Siracusa” una piazza/salotto – del resto l’italiano platèa non è che la traduzione ultima, cioè vigente, del latino platea, piazza.
Improvvisamente però il “Siracusa” rischierebbe la chiusura e questo non penalizzerebbe soltanto i nostri progetti, ma tutta la vita culturale di una città che non può rimanere col solo Comunale “Cilea”. Per il suo prestigio e la sua centralità nel tessuto urbano, il Politeama può ancora essere un meraviglioso e potente strumento di comunicazione dell’Università col suo territorio. E’ evidente che la “Mediterranea”, indipendentemente dalle difficoltà congiunturali, debba darci tutto il sostegno istituzionale possibile e, allo stesso tempo, gli altri Enti territoriali dovrebbero impegnarsi responsabilmente per evitare il peggio, cogliendo l’appello del Rettore prof. Giovannini. Credo che nessuno vorrebbe vedere un negozio, un bingo, un pub o magari un night al posto delle poltrone rosse del “Siracusa”, che deve continuare ad essere (come fin dal 1988) lo spazio d’eccellenza per le attività culturali universitarie previste dalla L. R. 34/2001. Una città non si migliora solo ridisegnandone gli spazi fisici, perché quegli spazi saranno sempre utilizzati dalla stessa società. E’ l’immaginario culturale di quella società che va arricchito e stimolato: un lavoro più lungo, ma certamente doveroso. Una città che non difende la propria memoria, la propria identità, i simboli della propria vita culturale, è destinata solo alla barbarie, all’inciviltà e alle vendette di mafia.
Francesco Spinelli
(Vice Presidente dell’associazione)
con
Giorgio Cannizzaro, Milly Basile Rognetta, Francesco Belligerante, Valeria Casile, Rosario Cavallaro, Adriana Cuzzocrea, Antonia Di Lauro, Marcello D’Angelo, Paolo Failla, Raffaella Marino, Gabriele Musolino, Giuseppe Murdaca, Marcella Porcino, Adele Rombolà, Egizia Scopelliti, Simona Sicari,
Jessica Zavaglia, Domenico Zumbo.