Una nuova collana editoriale di Edizioni Erranti, dedicata alla drammaturgia in relazione ad altre arti e linguaggi, in un’ottica di multidisciplinarità: nasce “La scena di ILDEGARDA”, collana di Filosofie e Teatri che esordisce in libreria con il volume “La mia Idea. Memoria di Joe Zangara”, di Ernesto Orrico e Massimo Garritano.
Il progetto editoriale vede la direzione congiunta di Donata Chiricò e Vincenza Costantino, a segno, come si diceva, “di una interdisciplinarità da subito data come tratto distintivo e prospettiva a cui tendere”. Donata Chiricò insegna Etica della Comunicazione presso l’Università della Calabria. Attualmente si occupa di filosofia linguistica dell’Illuminismo, di storia semiotico-linguistica del potere e delle istituzioni e di teoria e tecnica dell’ascolto e della voce. È autrice di un testo teatrale (Fermata non richiesta) dedicato all’esperienza manicomiale di Alda Merini. Vincenza Costantino insegna lettere al liceo “Lucrezia della Valle” di Cosenza e collabora con il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università della Basilicata. Ha pubblicato numerosi saggi sui rapporti fra pedagogia e teatro.
Proprio nell’ottica di una multidisciiplinarità, “il comitato scientifico unisce personalità accademiche di sedi e ambiti disciplinari eterogenei, con lo spirito di far convergere nei volumi approfondimenti e spunti diversi intorno alle drammaturgie proposte”. Comitato scientifico di cui fanno parte: Liliosa Azara (Università di Roma Tre), Marcello Walter Bruno (Università della Calabria), Rossana De Angelis (Université Paris-Est Créteil – UPEC) Francesco Dell’Accio (Università della Calabria), Francesco Garritano (Università della Calabria), Laura Langone (University of Cambridge), Valentina Valentini (Università di Roma “La Sapienza”), Peter Zazzali (Lasalle College of the Arts – Singapore).
La scelta del nome della collana è legata alla figura di Ildegarda di Bingen: “donna dal multiforme ingegno”, per citare “quanto Omero racconta di Odisseo. Filosofa, drammaturga, artista, cosmologa, biologa, erborista, guaritrice e musicista, a dodici anni entrò in un convento di benedettini come oblata e ne uscì come la “Sibilla del Reno” che, nel frattempo, aveva fondato un ordine femminile e si era guadagnato il diritto di tenere pubbliche conferenze. Autrice, tra l’altro, di un alfabeto e di una lingua tutti nuovi e oggi patrona degli esperantisti, nel convento da lei diretto le suore vestivano di verde. Del resto, Ildegarda riteneva che la verdezza fosse la fondamentale caratteristica del paradiso e la principale qualità di Dio.
La Scena di Ildegarda è una collana di studi che si propone di dare spazio a saggi e a testi teatrali che, prima di tutto, affondino le loro radici nella gloriosa tradizione della riflessione filosofica e drammaturgica. Allo stesso tempo, essa intende dare vita a inedite forme di intersezione tra saperi filosofici e linguaggi della scena, promuovendo un dialogo tra questi ultimi e media tradizionali e nuovi. In fondo il mondo ha bisogno, più di ogni altra cosa, di idee che, come il dio di Ildegarda, sappiano essere verdi, ovvero germogliare e fiorire e, quindi, lussureggiare”.
Dunque, nella nuova collana, “il testo teatrale è un’opera al tempo stesso unica e plurale, collocata al centro di un discorso critico-filosofico che la contestualizza, la mette in relazione a riflessioni, arti e linguaggi specifici. Il primo volume, La mia Idea. Memoria di Joe Zangara di Ernesto Orrico e Massimo Garritano, è concepito come una scrittura stratificata che vede il testo drammatico di Orrico, in scena dal 2016, affiancato alla versione in inglese (curata da Emilia Brandi) e soprattutto alla trascrizione della partitura musicale originale di Garritano. Un tentativo di restituzione in formato cartaceo della multicodicità dell’evento teatrale, nonché una traccia tangibile di ciò che si può trattenere dello spettacolo oltre il palcoscenico”.
“Chi è Giuseppe “Joe” Zangara? Un freddo assassino, un anarchico un po’ naif, un insolito comunista, un lucido protagonista del suo tempo o solo un uomo solo e disperato?”. Il testo e la musica “raccontano la vita dell’emigrante calabrese che compì l’attentato ai danni del presidente degli Stati Uniti Franklyn Delano Roosevelt e a seguito del quale morì il sindaco di Chicago Anton Cermak. Joe ha 33 anni quando viene giustiziato sulla sedia elettrica, il 20 marzo del 1933, nel carcere di Raiford in Florida”. Autori sono, per il testo, Ernesto Orrico, attore, regista, autore, che ha lavorato con importanti compagnie, dal Teatro delle Albe a Scena Verticale, ed è tra i fondatori della compagnia Zahir di Cosenza; per la musica, Massimo Garritano, musicista, docente e compositore, autore di musiche per film, balletti, readings e spettacoli teatrali.
Il saggio introduttivo di Vincenza Costantino offre un punto di vista particolare sul protagonista, con l’apertura a una riflessione pedagogica centrata sulla povertà educativa e sulle sue conseguenze, unendo in un legame impossibile due figli della Calabria d’inizio Novecento, entrambi straordinari nei loro percorsi umani: Giuseppe Zangara spinto verso il precipizio di una educazione negata, Corrado Alvaro proteso verso le vette di una formazione culturale d’eccellenza.
Nel libro sono inoltre presenti una nota di Laura Caparrotti, direttrice artistica di InScena Italian Theater Festival di New York e scatti dei fotografi Marco Costantino e Tommaso Caruso.
Il volume arriva nelle librerie in ritardo a causa del blocco dovuto al Covid-19 e anche assecondando un lancio che si era sempre immaginato in un contesto in presenza, come momento di condivisione e partecipazione fra artisti e studiosi. Oggi lo si promuove guardando al futuro con occhi diversi e una progettualità rimodulata sul presente, convinti che l’arte e la sua diffusione debbano nutrirsi del contatto umano e dello scambio materiale che ha ancora il formato del libro fra i suoi veicoli più potenti”.
E dopo “La mia idea. Memoria di Joe Zangara”, in lavorazione un altro volume che si preannuncia molto interessante e che riguarda un testo messo in scena per la prima volta lo scorso anno, a Primavera dei Teatri: parliamo de “Lo psicopompo” di Dario De Luca.