Domani sera, 23 aprile, andrà in scena al Politeama Siracusa, “Io provo a volare”, con uno straordinario protagonista come Gianfranco Berardi. Di seguito riproponiamo la recensione pubblicata, due anni fa, su Culturalife.it
C’è la voglia di un giovane del sud di dimostrare la propria arte. C’è la battaglia per affermarsi. C’è il rientro al proprio paese ed il desiderio di combattere anche qui per difendere la cultura. C’è il teatro, ma c’è anche un raccordo musicale, quelle note e quelle parole di Domenico Modugno che rappresentano un riferimento, oltre che una narrazione, una poetica in se stesse. E c’è la luce che racconta. C’è l’uso della corporeità come racconto. E infine c’è la poesia, sempre come racconto, come espressione di un desiderio: quello di volare, di liberare la propria arte. Volare, come nel sogno di Modugno. Come nel testo di Gianfranco Berardi che, in “Io provo a volare” (proposto nell’ambito della rassegna di Spazioteatro), racchiude tutti questi elementi, unendo appunto la realtà della vita di provincia, la poesia di un sogno e quell’ironia che punteggia e dà ritmo a questo spettacolo.
Berardi domina la scena, si sdoppia in vari personaggi, incarna le anime del sud e quella della cultura. E tra “L’uomo in frac”, “Amara terra mia” (che sottolinea il dolore e le attese di un viaggio, quello dell’emigrazione ma anche quello del ritorno) e altre canzoni anche meno note ma sicuramente molto intense del grande Mimmo (eseguite da Davide Berardi, voce solista e chitarra classica, Giancarlo Pagliara, fisarmonica, Vincenzo Pede, batteria e percussioni), il tono tra il surreale e l’ironico si alterna a riferimenti poetici che sottolineano e ribadiscono la necessità dell’arte e della cultura.