
Quando già una lettura scenica rende appieno l’emozione di un testo, di un’interpretazione e fa intravedere quella che potrà essere la sua completa trasposizione teatrale: un protagonista pienamente dentro il personaggio, una musica che sottolinea, o meglio integra perfettamente il linguaggio e il testo, e una drammaturgia che cresce, si sviluppa nella sua intensità, nella sua forza, lungo tutto il racconto. “F-Aida. Eppur cantava ancora”, il nuovo lavoro di Salvatore Arena e Massimo Barilla, debutterà la prossima estate: ma già il reading proposto nel corso dell’Horcynus Festival ha coinvolto il pubblico e fatto comprendere le potenzialità di un testo forte, denso.

Una storia sull'”impossibilità della metamorfosi personale e sociale in contesti estremi”; in cui , dunque, il percorso del singolo si interseca con il contesto familiare, ma anche esterno; in cui i piani, personale e sociale, si sovrappongono, anche a livello scenico, ed in cui i richiami musicali, pure nel titolo, non sono certo casuali. L’opera, il melodramma, fa da riflesso, da riferimento, da specchio di situazioni che si ripetono. Inserti musicali – curati ed eseguiti dal vivo da Luigi Polimeni – che sottolineano una vicenda umana e sociale drammatica, forte, ma che nasce da sentimenti altrettanto forti, primo fra tutti l’amore e la ricerca di se stessi.

Musica, testo e poi un’interpretazione, come sempre, intensissima: è più di una lettura scenica, come si diceva, quella che Salvatore Arena fornisce sul palco del Cine Teatro Metropolitano. L’attore e drammaturgo sembra, infatti, già pienamente entrato nel personaggio e riesce a fare entrare il pubblico – pur nell’assenza ancora di scene – nell’ambientazione, nel racconto, nella storia e soprattutto nelle emozioni, nei contrasti, nelle sensazioni che questo testo evoca.
Dunque, grande interesse e curiosità nel vedere nella sua messinscena questo nuovo lavoro.