San Francesco come una star del suo tempo e universale, come punto di riferimento planetario, come icona, esempio; come giullare di Dio, come espressione della fede come gioia, e pure ironia e autoironia; ma anche santo e uomo, che affronta le crisi, i dubbi, la rinascita, con la capacità di fare arrivare a tutti i suoi messaggi, la sua visione innovativa perchè reale – più che aderente ad un dettato, frutto di un’interpretazione autentica: fino a trovare ciò che doveva, ovvero il volto di Cristo, in ognuno di noi. Una visione che è poi quella che si propone di portare sulle tavole del palcoscenico Giovanni Scifoni, autore ed interprete di “Frà – San Francesco, la superstar del Medioevo”: l’attore e autore – che già in passato ha portato in teatro testi in cui i temi della religiosità vengono affrontati in chiave ironica, “semplicemente” come elementi della vita contemporanea – torna in teatro con questa lettura divertente e profonda al tempo stesso, frutto di uno studio approfondito sulla vita del Santo, oltre che dei tanti racconti artistici che in passato ne sono stati fatti. e allora, come parlare in maniera differente, non banale, di questa importante figura, si chiede Scifoni, in apertura dello spettacolo (proposto a Catonateatro, che ha collaborato alla realizzazione dell’evento promosso dall’Aps Agave con la parrocchia San Dionigi di Catona, nell’ambito del festival “I teatri del sacro – il sacro ci tocca”). La risposta è quella di riportare in scena il suo essere artista: la capacità di San Francesco di coinvolgere le folle, di attrarre le masse, affascinandole con le parole, con i gesti, di arrivare a tutti, come si diceva, con l’esempio, con la semplicità (che non vuol dire essere semplicistici). L’innovazione, dunque, parlando di concetti che magari erano comuni anche ad altri, in quel periodo storico: quindi, si domanda Scifoni, cos’è che fece la differenza? Proprio il suo essere artista, “forse il più grande della storia. Le sue prediche erano capolavori folli e visionari. Erano performance di teatro contemporaneo. Giocava con gli elementi della natura, improvvisava in francese, citando a memoria brani dalle chanson de geste, stravolgendone il senso”.
E Scifoni traduce in scena tutto questo: su una doppia scena, su un palco dentro il palco, unendo il racconto al capolavoro “artistico” del Santo, alla sua ricerca del volto di Dio, che piano piano lo stesso attore ricrea, come fondale del palco su cui San Francesco parla, si interroga. È il giullare, che esprime la gioia della Parola anche attraverso il canto – supportato da tre musicisti, Luciano di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli, che utilizzano anche strumenti antichi -, con echi della musica del tempo che si accompagnano ai versi, che, come le stesse parole del Santo, si rifanno a quella prima forma di italiano di cui Francesco fu autore. Ma è anche l’uomo, con i suoi dubbi, i suoi tormenti, la sua ricerca di Dio, la sua adesione ad un progetto immenso, il dolore, la morte. In questo spettacolo, diretto da Francesco Ferdinando Brandi, Scifoni entra nel personaggio, lo racconta con grande poliedricità, rapportando la storia alla contemporaneità, con sguardi sull’attualità che risultano elementi inseriti pienamente in un’analisi ironica e reale di sentimenti, modi di vivere e religiosità. Ancora una.volta, l’attore dà modo di apprezzare un talento versatile, tra musica, canto, arte a 360 gradi: e così, chi aveva avuto modo di conoscerlo nel ruolo dello psichiatra in “Doc” o nella sua webserie – anche in questo caso innovativa – proposta su Raiplay, o, ancora, in “Viola come il mare 2”, ha potuto avere l’ulteriore conferma di quanto la formazione teatrale, il talento che nasce sul palcoscenico (e che continua ad esprimersi, oltre che con “Frà”, anche con “Aggiungi un posto a tavola”, nel ruolo di Don Silvestro) sia poi alla base della capacità di modulare il talento stesso attraverso differenti linguaggi. Come nel caso della tv, che lo vedrà – in attesa della nuova stagione di “Doc” – nel cast del nuovo capitolo della serie “Che Dio ci aiuti”, oltre che in palcoscenico: e, proprio a proposito di teatro, lo stesso Scifoni ha annunciato che tornerà a Reggio Calabria, al “Cilea”, a marzo.