Ci sono interpretazioni che si fondano sull’intelligenza, altre sulla passionalità: l’arte di Elisabetta Pozzi, splendida attrice in “Le Voci di Medea”, andato in scena al Teatro Zanotti Bianco (ex Cipresseto) di Reggio Calabria si nutre, invece, della perfetta simbiosi di entrambe.
Medea la barbara, Medea la donna tradita, la donna sola rivivono,infatti, nello spettacolo inserito nella rassegna della Compagnia teatrale Scena Nuda, diretta da Teresa Timpano, e prodotto da MDA Produzioni Danza-Mistras-Roma. Tratta dal romanzo “Medea.Voci” di Christa Wolf, la rappresentazione propone una rielaborazione contemporanea, un punto di osservazione di tanti personaggi, dà loro voce attraverso semplici suggestioni e premette al pubblico di creare immagini dettate dalla propria sensibilità.
“La Wolf – spiega Pozzi – parte da una domanda nel suo libro, cioè come in una società matriarcale una madre possa uccidere i propri figli e se ne discosta, indagando sulla solitudine di Medea, del suo vuoto”. Una versione intensa, quella della Pozzi che, oltre all’interpretazione, ne ha curato la regia, resa ancor più coinvolgente dalle musiche dal vivo di Daniele D’Angelo. In scena una Medea forte perché padrona della propria vita e debole perché vittima di dolorose ingiustizie nella civile Corinto. E dopo 15 anni dalla sua prima interpretazione di Medea, la Pozzi scalda il cuore con i suoi personaggi e i loro monologhi racchiusi tra la Colchide e la città civile, alla ricerca di un capro espiatorio, di una figura sacrificale.