Unire il flamenco con la danza classica e quella contemporanea, regalando emozioni, con la capacità di modellare movimenti in uno stile che sappia spaziare dalla tradizione alla modernità: è quanto Sergio Bernal ha saputo ricreare sul palco di Catonateatro, tappa del suo tour italiano, con “Una noche con Sergio Bernal”, lo spettacolo – che si avvale della direzione artistica di Ricardo Cue – che ha conquistato gli spettatori. La star spagnola (già primo ballerino del Balletto nazionale spagnolo, che ha lasciato per creare una propria compagnia), tra le più acclamate a livello internazionale, ha offerto un viaggio nella danza, frutto di una formazione artistica completa, iniziata sin da bambino e che lo ha portato, durante gli anni al Real Conservatorio di Madrid, a conoscere, oltre alla danza spagnola e al flamenco, anche la classica e poi ad interessarsi al contemporaneo: tutti elementi di uno stesso modo di esprimersi, la danza, che si integra, dialoga con influenze, sguardi e ricerche differenti, che mirano comunque tutti a costruire storie e, appunto, emozioni.
E così, anche sul palco reggino, Bernal ha spaziato tra brani di flamenco e momenti di balletto come “The Swam” su musiche di Saint-Saens e coreografie di Ricardo Cue: ma, ogni volta, mostrando una innovazione, nei movimenti densi di energia del flamenco che lentamente si ammorbidivano nell’espressione classica o rimandavano al contemporaneo. Una contaminazione tra stili anche all’interno di uno stesso brano, ricreata senza stacchi, ma come una naturale unione. Ne scaturisce un racconto artistico completo, in cui emerge il grande talento di Sergio Bernal, la perfetta tecnica che gli consente di essere padrone del palco. Insieme a lui, a costruire uno spettacolo in cui luci e costumi contribuiscono a ricreare le emozioni di ogni singolo “quadro”, Cristina Cazorla, coinvolgente nel suo assolo di flamenco e accanto a Bernal, come nel pas de deux “The last encounter” (sempre con coreografia di Cue), proprio un esempio di sapiente mix tra stili.
E poi l’apporto musicale, in scena, di Daniel Jurado (chitarra), Saul Quiros (voce) e Javier Valdunciel (percussioni), prima in un momento lasciato solo al coinvolgimento di note e melodie, poi insieme all’étoile, in un percorso nel flamenco che si snoda sapientemente dalla tradizione alla contemporaneità. Bernal è protagonista con la passione e la forza, che si uniscono alla leggerezza e, come si diceva, alla grande tecnica da cui poi può emergere, appunto, l’emozione. Fino al finale, che vede Bernal sul palco con Cristina Cazorla sulle note del “Bolero” di Ravel, in una interpretazione coreografica (creata da Cue e dallo stesso Bernal), innovativa, dinamica e affascinante, in un crescendo che trascina ed entusiasma il pubblico.