La magia del musical, che ti trasporta nel suo mondo; la magia della danza, dei movimenti leggeri, delle coreografie acrobatiche, delle figure d’insieme, veri quadri ricreati grazie anche a costumi e trucco perfetti; la magia della musica, che sa dare i brividi, se “Memory” sa ancora risuonare con la sua poesia; la magia di un racconto che coinvolge, letteralmente, che ingloba il pubblico nel suo universo, tra gatti che si muovono sinuosi tra gli spettatori, che affascinano adulti e bambini (e, alla pomeridiana, i loro sguardi di stupore e la loro gioia diventano lo spettacolo nello spettacolo). Una forma teatrale che ingloba tutte le altre e che, se proposta attraverso un grande progetto – frutto di un lavoro impeccabile, accurato e che sottolinea il talento di tanti giovani attori, cantanti, ballerini e perfomer -, allora diventa, appunto, magia.

E’ quella che chi ha assistito ad una delle tre repliche di “Cats” proposte al Teatro Cilea di Reggio Calabria, nell’ambito della rassegna promossa dalla Polis Cultura, ha vissuto: uno spettacolo di grande potenza, visiva ma non solo estetica, bensì ricca di forza scenica, di ritmo, abilità creativa, coreografica (elemento curato da Billy Mitchell, coreografo del West End londinese e attuale coreografo associato delle ultime produzioni di A.L. Webber, da “School of Rock” a “Cinderella”) e musicale (con il plus dei brani eseguiti dal vivo, che rende ancora più coinvolgente il tutto e con la direzione, che conferisce energia all’azione, di Emanuele Friello, già componente dell’Orchestra originale di “Cats” nel West End londinese). La versione firmata da Massimo Romeo Piparo (produttore, regista e adattatore) propone, per la prima volta al mondo e con autorizzazione dell’autore, un’ambientazione romana della nota storia dei gatti Jellicle, nata nel 1981 con musiche di Sir Andrew Lloyd Webber e testi di Thomas Stearns Eliot: un adattamento che trasporta il nutrito gruppo di felini in una “discarica” di opere d’arte, sullo sfondo del Colosseo, dando così un’atmosfera più ariosa al racconto, mentre la suddivisione scenica, la partitura musicale restano comunque assolutamente fedeli all’originale, restituendo lo stesso fascino dell’opera che da oltre 40 anni non smette di stupire il pubblico.

Ci si immerge quasi naturalmente nell’universo in cui i gatti, suadenti, divertenti, melanconici, ritrosi o spavaldi, raccontano pian piano le loro gesta, il loro essere, durante la festa annuale che organizzano nel quartiere: fino all’arrivo del grande capo, il Gatto Filosofo, che dalla platea entra con il suo sontuoso manto e con l’imponente altezza del suo interprete, Fabrizio Corucci, che con lo sguardo e la possente voce baritonale conquista subito gli spettatori. Sarà lui a dover scegliere chi, tra i gatti, potrà assurgere a nuova vita: ma la festa, come è noto, si snoderà tra chi tenterà di mettere i bastoni tra le ruote e, soprattutto, l’arrivo della misteriosa Grizabella, che ritorna dopo anni di lontananza, ricordando il tempo passato attraverso il brano simbolo di “Cats”. “Memory” risuona con immutata forza, capace sempre di commuovere, grazie alla sentita e intensa interpretazione di Giulia Fabbri: la forza di quei ricordi, il desiderio di superarli, l’accettazione di chi è apparentemente “diverso” dagli altri, concetti che emergono ancora una volta, tra le pieghe di qualcosa che spesso, quando si parla di musical, si vorrebbe relegato al puro intrattenimento. Ma non è mai solo questo, specialmente quando ci si trova di fronte ad un progetto di grande professionalità, studio e talento.

Proprio queste parole, professionalità, impegno, talento, lavoro, emergono guardando gli artisti in scena, oltre 30: dai già citati Corucci e Fabbri, passando per un autentico mattatore, istrionico e dalla grande vocalità, come Giorgio Adamo, nei panni del gatto dai toni da rock star Rum Tum Tugger; a Jacopo Pelliccia, nel doppio ruolo di Bustopher Jones e del Gatto Freccia Skimbleshanks, padrone della scena con la sua verve attoriale; alla danza elegante del mago in smoking Mr. Mistoffelees, ovvero Pierpaolo Scida; a Gianluca Pilla, nei panni del vecchio Gus, a Sergio Giacomelli, in quelli del geniale Munkustrap, a Simone Nocerino, in quelli di Macavity, alla coppia inseparabile di Mungojerrie (Simone Ragozzino) e Rumpleteazer (Rossella Lubrino). E ancora, Gabriele Aulisio (Bill Bailey), Michele Balzano (Coricopat), Mario De Marzo (Macavity double), Simone Giovannini (Alonzo), Cristina La Gioia (Tantomile), Monica Lepistö (Victoria), Elga Martino (Jennyanydots), Viviana Salvo (Demeter), Natalia Scarpolini (Jellylorum), Alessandra Somma (Jemima), Rossana Vassallo (Bombalurina), Claudia Calesini (Cassandra), Luca Peluso (Quaxo).

Ognuno importante, caratterizzante, indispensabile tassello di un’opera che coinvolge anche dopo i saluti finali, con i “gatti umanizzati” che scendono in platea, muovendosi tre le file di poltrone del “Cilea”, sorridendo ai più piccoli e salutando gli adulti, tutti ammaliati dal fascino di un grande spettacolo. La magia del musical si è compiuta, ancora una volta.