C’è la voglia di un giovane del sud di dimostrare la propria arte. C’è la battaglia per affermarsi. C’è il rientro al proprio paese ed il desiderio di combattere anche qui per difendere la cultura. C’è il teatro, ma c’è anche un raccordo musicale, quelle note e quelle parole di Domenico Modugno che rappresentano un riferimento, oltre che una narrazione, una poetica in se stesse. E c’è la luce che racconta. C’è l’uso della corporeità come racconto. E infine c’è la poesia, sempre come racconto, come espressione di un desiderio: quello di volare, di liberare la propria arte. Volare, come nel sogno di Modugno. Come nel testo di Gianfranco Berardi che, in “Io provo a volare” (proposto nell’ambito della rassegna di Spazioteatro), racchiude tutti questi elementi, unendo appunto la realtà della vita di provincia, la poesia di un sogno e quell’ironia che punteggia e dà ritmo a questo spettacolo.
Berardi domina la scena, si sdoppia in vari personaggi, incarna le anime del sud e quella della cultura. E tra “L’uomo in frac”, “Amara terra mia” (che sottolinea il dolore e le attese di un viaggio, quello dell’emigrazione ma anche quello del ritorno) e altre canzoni anche meno note ma sicuramente molto intense del grande Mimmo (eseguite da Davide Berardi, voce solista e chitarra classica, Giancarlo Pagliara, fisarmonica, Vincenzo Pede, batteria e percussioni), il tono tra il surreale e l’ironico si alterna a riferimenti poetici che sottolineano e ribadiscono la necessità dell’arte e della cultura.
Una chiusura coinvolgente, dunque, per la stagione 2010 di Spazioteatro, che quest’anno ha confermato ulteriormente il valore di una scelta, che guarda agli autori più importanti della drammaturgia contemporanea, offrendo ai reggini la possibilità di assistere ad anteprime e spettacoli che dimostrano la vitalità del teatro e la forza che ancora oggi ha – forse unico o tra i pochi mezzi di comunicazione – di esprimere la realtà. A Spazioteatro va il merito di riuscire a fare conoscere anche a Reggio questi spettacoli e dunque ad aprire ulteriormente menti e conoscenza.
Cosi, proprio da Berardi, al termine dello spettacolo, arriva una proposta: una petizione, una raccolta di firme, magari da lanciare dalle pagine di questo blog, per evidenziare l’importanza di questa rassegna. Una sottolineatura di una realtà. Potrebbe essere un’idea, magari da allargare in seguito anche al tema degli spazi teatrali e più in generale dell’impegno dei giovani per il teatro. Che ne pensate?