Non solo una commedia degli equivoci, o uno spettacolo che “gioca” sull’incontro/scontro uomo-donna, ma soprattutto una riflessione sulla libertà, libertà di espressione e di vivere, di essere sè stessi e amare.
Un canto per la libertà, quello che chiude “Viktor und Viktoria”, lo spettacolo andato in scena con successo, per due sere, al Teatro “Francesco Cilea” di Reggio Calabria (nell’ambito della rassegna “Le maschere e i volti”, promossa dalla Polis Cultura), e che ha visto protagonista una istrionica Veronica Pivetti.
La commedia diretta da Emanuele Gamba prende le mosse non dal famosissimo film di Blake Edwards “Victor Victoria”, interpretato da Julie Andrews, ma dalla pellicola tedesca di cui era il remake, denominata appunto “Viktor und Viktoria”.
Una storia un po’ diversa rispetto alla riduzione americana, con cui ha in comune più che altro la storia dell’artista che si finge uomo che si traveste in scena da donna e l’incontro con un uomo, che stravolgerà la sua vita: il resto differisce, a partire dall’ambientazione, che è quella della Berlino della Repubblica di Weimar, nel ’33. E, soprattutto nella seconda parte, la storia punta proprio l’accento sulla libertà, sul superamento dei pregiudizi, la possibilità di vivere, il proprio essere ed anche la propria identità sessuale, alla luce del sole.
Proprio nella seconda parte la pièce si delinea maggiormente, mentre nella prima, forse meno incisiva, lo spazio è lasciato più alle scene sullo scambio di identità e sulla ricerca di lavoro e di successo da parte dell’artista. Avrebbe giovato sicuramente anche una maggiore sfaccettatura dei personaggi; tuttavia, lo spettacolo, costruito con un buon ritmo, offre un interessante mix tra canzoni e racconto che dà modo di apprezzare la versatilità degli interpreti: oltre a Veronica Pivetti, Giorgio Borghetti, Pia Engleberth, Roberta Cartocci, Nicola Sorrenti e Yari Gugliucci, che, nel ruolo di Viktor (l’amico che induce la protagonista a diventare Viktor-Viktoria), trascina il pubblico con la sua forza comica e la sua ironia.
Da sottolineare, poi, nella costruzione di un’accattivante e ritmata commedia, le bellissime luci di Alessandro Verazzi e le scene di Alessandro Chiti.