L’incontro sul palcoscenico (dopo quello cinematografico) di Rita Marcotulli e Rocco Papaleo era uno dei momenti più attesi di Roccella Jazz. Un incontro tra l’attore, che al suo esordio da regista con “Basilicata coast to coast” ha conquistato pubblico e critica, e la famosa pianista e compositrice jazz, che con la colonna sonora scritta per questo film ha vinto il Nastro d’Argento. Insieme per la prima volta sul palcoscenico.
Il giorno dopo la performance parliamo con Papaleo di questa serata, che definisce “una bellissima esperienza”, ma anche di ciò che ha significato per la sua regione il successo del suo film. Insomma, del rapporto tra cinema e territorio, argomento che ci sta molto a cuore: e, infatti, questa intervista farà parte del libro che stiamo completando, ideale seguito del precedente “Un set a sud”.
“Basilicata coast to coast” è stato un grande successo e ha dato anche la possibilità di conoscere maggiormente un territorio, la Basilicata. Cosa ne pensa di questo successo e della “scoperta” di questa regione, che il film ha consentito?
“Le due cose vanno un po’ a braccetto, anche se il film l’avevo fatto non con uno scopo divulgativo: il mio obiettivo era quello di raccontare una storia, in un modo che potesse corrispondermi, nella speranza che corrispondesse anche al gusto della gente. La cosa si è verificata e, dunque, il mio obiettivo principale l’ho raggiunto. Poi, chiaramente questo progetto si è portato dietro una serie di occasioni anche per altro, la Basilicata è stata un po’ scoperta, una regione abbastanza esotica in un certo senso. Questo è un po’ un valore aggiunto del film, che gli dava quel tono, quella simpatia”.
Cosa ne pensa di questa tendenza del cinema di guardare al sud, del rapporto tra cinema e sud?
“Personalmente, ho cercato di tirare fuori proprio quell’aspetto, di una leggerezza, un’ironia, di cui poi si è capaci, nei meridioni. Io sono un po’ appassionato, perché lo sono: sono un meridionale, pur vivendo in una metropoli, però sono rimasto fortemente ancorato ad un certo modo di essere. Insomma, mi ci rivolgo poeticamente e sento di poter trarre spunto, alimento per le cose che creo”.
Il rapporto tra immagine e musica in questo film è molto forte: cosa significa per lei?
“E’ un grande connubio ed è una grande possibilità espressiva. È un linguaggio molto ampio, molto libero, trovo che sia ancora un grandissimo terreno fertile, esplorabile, e ci ho provato un po’ anche nel mio film a parlare in questo modo, in alcuni tratti quantomeno”.
Può anche l’aspetto musicale costituire un linguaggio nuovo, che, per esempio, prenda spunto anche dal sud, da sonorità mediterranee?
“Mi sembra che tutto oggi è un po’ più mischiato, è proprio questo suono meticcio che va in giro per il mondo, che si alimenta di volta in volta di influenze regionali. Mi sembra che almeno musicalmente ci sia una possibilità concreta di convivenza tra i popoli, e che questo sia un tema che la musica deve riportare nella società”.
Tornando allo spettacolo di Roccella, come è nata l’idea?
“E’ nata nella frequentazione, mentre facevamo la colonna sonora del film pensavamo come sarebbe stato bello, in una occasione, trovarci su un palco insieme, per mettere un po’ a contatto le nostre esperienze individuali. Siccome anch’io nel mio piccolo faccio musica, pratico questo teatro canzone, ci piaceva mettere insieme la mia esperienza nel teatro canzone con il talento di pianista di Rita. Una bellissima esperienza!”.