Ritmo, anima rock, grande presenza scenica, video coinvolgenti: Edoardo Bennato chiude la stagione di Catonateatro facendo registrare il tutto esaurito con la tappa reggina del suo tour, tra evergreen e recentissimi successi, come “Ho fatto un selfie”, il singolo uscito da qualche giorno e già diventato hit. Proprio il fenomeno selfie è al centro della richiesta che campeggia sullo schermo che domina il palco e che si può leggere prima che inizi il concerto: ovvero, chi vuole potrà fare un selfie in teatro e inviarlo in modo che venga mostrato poi, al termine della serata. Ed è quello che accade, con tanti spettatori che aderiscono a questo invito, che diviene, in realtà, un saluto festante tra il cantautore ed il suo pubblico.
Un saluto che conclude due ore di concerto, la cui scaletta è inconsueta, partendo da quei brani mitici che ci si aspetterebbe di ascoltare alla fine: invece l’attacco, con Bennato solo sul palco, è dedicato a capolavori come “Abbi dubbi”, “Sono solo canzonette”, “Il gatto e la volpe”. E poi ancora, “Meno male che adesso non c’è Nerone” e “L’isola che non c’è”. Fa, insomma, entrare subito nel cuore della sua produzione, supportato poi da una band di grande qualità, con due chitarristi che con i loro assolo conquistano l’ovazione della platea.
Dagli evergreen al citato “Mi faccio un selfie”, passando per “Mastro Geppeto”, a “Quando sarai grande” o “A Napoli 55 è a musica”, “La calunnia è un venticello” (dedicata ad Enzo Tortora e a Mia Martini), per poi tornare alla meravigliosa “Ogni favola è un gioco”, al rock puro di “Rinnegato” e a quello di Capitan Uncino, Bennato dà vita ad uno spettacolo che, anche attraverso l’ausilio di video che sottolineano, accompagnano, evocano, trasporta in decenni di musica, di impegno sociale e di testi mai banali, che hanno fotografato epoche, divenendo però universali. E’ quanto testimonia, ad esempio, una canzone più recente, del 2015, “Pronti a salpare”, mai come oggi attuale, eseguita mentre sullo schermo, prima delle immagini delle vecchie e delle nuove migrazioni, appare la scritta “Nel mio paese nessuno è straniero”: un momento emozionante, forse il più intenso della serata.
Una serata che prosegue con i bis: “Venderò”, “Un giorno credi”, “In prigione in prigione”, per chiudere con un altro classico, come “Nisida”. Un viaggio interessante, a tratti inedito, sempre all’insegna del rock e della grande musica.