Teatro e pedagogia: rispetto all’interazione fra questi due ambiti esistono molte esperienze, ma c’è molto ancora da dire e da analizzare, per far sì che effettivamente ci possa essere un’interazione ancora più stretta ed efficace, che metta a frutto gli elementi in comune tra i due settori. Da qui l’idea di Vincenza Costantino – autrice teatrale, ricercatrice universitaria e docente di materie letterarie nei licei scientifici – di approfondire il legame tra questi due aspetti, prima nell’ambito del dottorato di ricerca e poi attraverso un libro, nato proprio da questa ricerca, dal titolo “Teatro come esperienza pedagogica” (edito da Editoriale Anicia). Un’analisi che si dipana con immediatezza e semplicità, così come l’illustrazione che la stessa Costantino ha fatto del libro, nel corso dell’iniziativa promossa da SpazioTeatro e inserita nel ciclo di incontri “Interlinea – Spazio agli autori”, realizzati in collaborazione con Adexo – Segnali di cultura. Un incontro partecipato e coinvolgente, poiché ha portato al centro dell’attenzione il ruolo del teatro come strumento formativo, non solo per i giovani.
Elemento formativo: ovvero elemento che consente la formazione dell’individuo, con le sue caratteristiche e con gli errori che si trova ad affrontare. In questo, dunque, afferma Vincenza Costantino, esistono dei punti in comune molto forti tra teatro e pedagogia; uno su tutti: “il cuore della formazione è ciò che si trasmette dall’io all’altro, il modo in cui lo si trasmette. La cura dell’altro è al centro della pedagogia, e ciò è simile a quanto accade nel teatro, al rapporto tra arte e spettatore”. Dunque, relazione e cura del sé: che non significa solo essere spettatore, ha aggiunto l’autrice, “ma anche provare a sperimentare l’attività teatrale, che può essere importante pure per scoprire qualcosa in più di se stessi”. Proprio per questo, quando si parla di teatro in generale e, ancor più quando si parla di rapporto tra teatro e scuola, “lo spettacolo finale non è la cosa più importante. Fondamentale è l’attività laboratoriale, il lavoro che poi può portare allo spettacolo”. L’arte come formazione, quindi; arte che “rende liberi. Tutta l’arte è formativa, è vero: ma, secondo me, il teatro fa ‘più bene’ di altre arti! – ha affermato Vincenza Costantino – E non solo per la relazione tra attore e spettatore” (relazione fondamentale, poiché è impossibile realizzare quest’arte senza che vi sia uno spettatore). Ad esempio, tra gli altri aspetti, “il teatro è l’unica forma d’arte che non si può comprare, come avviene con i cd per la musica, i dvd per i film, i quadri, ecc. E questo aspetto rappresenta un importante messaggio educativo per i giovani, abituati invece a pensare a tutto come accessibile in questo modo. Il teatro poi è educativo per i più piccoli, anche perché la fruizione di uno spettacolo comporta il rispetto di una serie di regole. Andare a teatro, per tutti, è un’attività consapevole”. In particolare oggi, specialmente quando ci si accosta al teatro contemporaneo. Da qui un’altra domanda: quando si parla di teatro nelle scuole, di quale tipo di teatro parliamo? Una domanda che porta con sé una serie di questioni, relative alla conoscenza del mondo teatrale da parte di chi è esperto in pedagogia, così come chi fa teatro deve sapere accostarsi al mondo dei bambini e dei ragazzi. Per questo – è stato evidenziato sia da Vincenza Costantino che da Gaetano Tramontana, direttore artistico di SpazioTeatro, che ha condotto l’incontro – per far sì che i due elementi possano incontrarsi e realizzare un’attività che si fondi sull’uso dello strumento teatrale come elemento formativo della personalità dei giovani, è necessario che mondo teatrale e scuola si incontrino, consentendo all’arte di essere parte centrale nella “costruzione” dell’uomo e, perché no, anche dello spettatore.