Un vortice di sentimenti, di parole, di pensieri, tradotto con uno stile che, come di consueto nella sua opera, fa la differenza, caratterizza ogni libro dell’autrice: una ricerca, quella stilistica, che Isabella Marchiolo utilizza per dar vita ai suoi personaggi, alle sue storie, dando loro la giusta personalità, il giusto carattere. Come fa anche nel suo ultimo romanzo, “Nome d’arte Goran – Un amore di tanti anni fa”, uscito recentemente per Città del Sole.
Un romanzo in cui lo stile detta il ritmo, scolpisce figure e sentimenti; in cui il racconto dei vari protagonisti si mescola ai loro pensieri; in cui si intersecano temi che la scrittrice riesce a proporre sempre in una nuova, diversa prospettiva e attraverso frasi che creano immagini ed evidenziano, appunto, sentimenti differenti. L’amore, la famiglia, i rapporti interpersonali, la ricerca di una propria realizzazione, l’arte, la scrittura. E poi, soprattutto, il Sud: quel sud descritto ma lasciato indefinito, nella sua connotazione geografica, seppur delineato precisamente. E soprattutto amato-odiato, che si vorrebbe diverso ma che si difende nella sua essenza, e che non si vuole abbandonare, come sottolinea con vigore il personaggio della figlia della protagonista.
Sono dense le immagini e le frasi che la giornalista reggina riesce a creare; colpiscono l’anima, proponendo figure alla ricerca di se stesse, di amore, di famiglia, di crescita. Percorsi, che incontrano l’arte, che incontrano la vita. Come nel caso di Vienna Morris, fulcro di “Nome d’arte Goran”: una donna che insegue la passione, sacrificando talento e famiglia; ma poi tornando ad inseguire i suoi sogni, l’arte, in un contesto variegato che sembra riflettere i suoi percorsi, alla continua ricerca di un futuro.
Ancora un romanzo che si distingue per stile e racconto, dunque, per Isabella Marchiolo, penna calabrese che ha già dato alle stampe racconti, romanzi e saggi che connotano un’autrice che è già una conferma.