E’ la storia di una passione, che travalica i confini del lavoro: la passione per la giustizia sociale, per la legalità, per una terra amata pur con le sue contraddizioni. E’ la storia di tante difficoltà, di battaglie vinte, di scontri e ulcere, di impegno per qualcosa che non rappresenta solo un investimento economico, ma una speranza per un territorio. “Il porto senza Gioia”, di Aldo Libri, è tutto questo, ma anche tanto altro: è un volume scritto con la stessa passione usata dal sindacalista della Cgil nella sua attività, che lo ha visto in prima linea proprio nel momento della costruzione di quella infrastruttura nata con l’obiettivo, l’auspicio di cambiare il volto produttivo ed economico della Calabria. Un’opportunità che Libri intuì subito, impegnandosi in questa direzione: e il libro è proprio la storia di quel percorso, di costruzione, ma anche di analisi delle difficoltà e delle delusioni, ma non senza uno sguardo di speranza per il futuro di quest’area. Il libro però non si ferma al racconto di quei momenti: anzi, quel periodo si inserisce in quella che Libri definisce una primavera politica che attraversò tutta la Piana di Gioia Tauro. E, dunque, la descrizione di un periodo storico, di un momento importante per la Calabria. Una descrizione puntuale, in cui le annotazioni personali si intrecciano con grande naturalezza – e con uno stile di scrittura che coinvolge – con quelle relative al lavoro, al territorio, alla politica. E in particolare chi in quel periodo ha lavorato e vissuto, chi in Calabria ha operato, è appunto coinvolto in questa narrazione, in questa descrizione non solo di un momento storico, ma anche di un territorio spesso difficile da leggere, di situazioni, persone raccontate nella loro umanità e così scoperte dal lettore in una veste differente, che aiuta a comprenderne anche l’aspetto politico o sociale.
Un percorso letterario, dunque, che riflette anche il racconto, la storia di una Regione, di un territorio, dei suoi cittadini; un percorso ricco di forza, e, come detto, di speranza – pur nella lucida analisi – nel futuro: come quel Don Chisciotte che Libri cita in chiusura del volume, come fonte di ispirazione di valori in cui credere ancora.