La scrittura è coinvolgente. Tocca il cuore. Come le fotografie che fermano un momento. Un momento i cui effetti durano ancora e, evidenzia lo scrittore, dureranno per tanto tempo. Lo scrittore, di un libro, “Sulle rovine di noi”, è Giovanni D’Alessandro che, insieme all’obiettivo di Stefano Schirato, testimonia il dopo-terremoto dell’Aquila, ferita nel cuore, il 6 aprile del 2009. Un libro scritto come un’esigenza, ma anche con il pudore nei confronti del dolore dei suoi corregionali (D’Alessandro è di Pescara), che nel volume hanno colto l’anima, l’essenza, l’amore verso una terra, che traspare dalle parole dell’autore.
Una vicinanza che si riflette anche quando parla della sua opera davanti agli studenti del liceo scientifico Volta di Reggio Calabria, nell’ambito di un incontro promosso dall’associazione “Pietre di scarto”. Parole dirette, semplici, che coinvolgono appunto. “I suoi personaggi – afferma la professoressa Maria Aldarese, nell’introdurre D’Alessandro – scavano nell’anima”.
Personaggi che si muovono tra presente e passato, giovani e vecchi uniti da un dolore. Ma lo sguardo dello scrittore non può non cadere maggiormente sui ragazzi, sulle vittime che ancora dovevano guardare al loro futuro. Studente, è scritto nel libro, è un participio presente e non può morire.
Lo sguardo di D’Alessandro, però, sa soffermarsi anche sugli anziani, ormai privi di un riferimento; sul soldato, che è già stato in Libano e adesso, davanti a queste nuove sofferenze, piange di nascosto; e poi quel dialogo a distanza, nel tempo e nello spazio, tra due madri. Il tutto narrato con un linguaggio che di volta in volta, aggiunge la professoressa Aldarese, si plasma sui personaggi: ne assume i loro connotati, le loro sensibilità, la loro storia.
Come evidenzia lo scrittore, gli aquilani sono persone dal carattere molto forte, fiero, con la voglia di far rinascere una terra martoriata: una storia simile a quella della Calabria, caratteri simili che uniscono queste due terre, sottolinea spesso D’Alessandro. E’ l’amore per la sua regione – come si diceva – per gli aquilani che lo ha spinto a raccontare tutto questo, in punta di penna: “la penna va dove va il cuore”. Un cuore che guarda anche all’oggi e al tempo che dovrà passare perché questi luoghi tornino come erano prima del sisma.
Un sentimento di vicinanza, dunque, di amore per una città che non è la propria, ma che si sa descrivere, appunto, con il cuore. Nella sua fierezza, nella sua bellezza, guardando gli occhi di chi ci vive, affiancato da un altro occhio, quello di un fotografo che, con la stessa grande abilità, ferma sensazioni, luoghi del nostro cuore, venti che scuotono fondamenta e anime, piccoli frammenti di storie. Storie di un luogo che è più di una città, “è un’idea”.
E l’Abruzzo, insieme ad alcuni luoghi del nord d’Italia, tornerà ad essere presente anche nel prossimo libro di D’Alessandro, un romanzo, che sarà pubblicato nel 2011.