Come sempre, emozionato ed emozionante: Sergio Cammariere non tradisce le attese e dà vita, , in un’Arena dello Stretto calorosa – non solo per il caldo asfissiante (tanto da far cambiare all’artista tre camicie, asciugare frequentemente il piano e far portare dai tecnici dei ventilatori sul palco) -, ad un concerto che viaggia tra grandi successi, melodie sospese tra jazz e ritmi brasiliani, e quelle armonie che solo il pianoforte suonato dal cantautore crotonese riesce a ricreare. Un’Arena gremita per un Cammariere intenso e coinvolto dall’affetto della sua Calabria e che ha chiuso la prima parte di “Reggio chiama Rio – Fatti di Musica Brasil”, sezione internazionale del Festival “Fatti di Musica” di Ruggero Pegna, realizzata in collaborazione con “Alziamo il sipario” dell’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria.

Un concerto in cui, come si diceva, gli echi delle influenze musicali brasiliane, che hanno da sempre connotato il lavoro di Cammariere, sono emerse particolarmente negli arrangiamenti, spesso più morbidi (come nel caso della bellissima “Sorella mia”), senza però tralasciare virtuosismi e improvvisazioni jazz, che hanno dato spazio, oltre al grande talento pianistico dell’artista crotonese, anche alla bravura della sua band (dall’applauditissimo batterista Amedeo Ariano, a Luca Bulgarelli al contrabbasso, Bruno Marcozzi alle percussioni, e Daniele Tittarelli al sax). Una scaletta coinvolgente, in cui i più celebri brani firmati da Cammariere hanno trasportato il pubblico in atmosfere raffinate come la sua musica: l’apoteosi con la canzone che lo ha fatto conoscere al grande pubblico (ma l’artista era già da tempo molto apprezzato nel panorama jazzistico internazionale), ovvero “Tutto quello che un uomo”, che lo fece arrivare terzo a Sanremo nel 2003. Dopo aver eseguito la canzone, il cantautore chiede al pubblico di cantarla e anche di riprendere la scena con gli smartphone e di mandarla in diretta: l’emozione diventa social, ma più che altro diventa totalizzante e, allo stesso tempo, molto naturale, non enfatica, come se ci si ritrovasse tutti, all’unisono, a vivere un momento unico, di musica condivisa, in riva al mare. E, finito il brano, Cammariere non può che esclamare: “vorrei abbracciarvi uno ad uno”. Non smentisce la sua umanità, il suo emozionarsi ogni volta come se fosse la prima: ed è questa la sua grande forza – unita, chiaramente, al grande talento -, saper essere vero e sensibile artista.

Il concerto si snoda tra hit, come l’altra proposta sempre a Sanremo, nel 2008, “L’amore non si spiega”, e quelle contenute nell’album “Dalla pace del mare lontano”, fino all’omaggio a Bruno Martino, con “Estate”, ed al bis, “Cantautore piccolino”, tra i primi brani che lo hanno fatto conoscere ad un vasto pubblico prima della consacrazione sanremese. Un momento, quello del Festival, che Cammariere non dimentica: nel ricevere il Riccio d’argento (il premio di Fatti di musica per il miglior live d’autore) dalle mani di Gerardo Sacco, il cantautore ha ricordato come sia stato proprio Sacco, tanti anni fa, a presentargli Pippo Baudo, che poi lo volle al Festival.

Dopo la consegna del riconoscimento, l’artista torna in scena, chiama il pubblico sotto il palco, per cantare ancora un po’: all’unisono, senza eccessi, con raffinatezza, come nel suo stile.
(Foto di Massimiliano Natale)