Un evento che unisce teatro, cinema, tv, per qualcosa che non rappresenta unicamente uno di questi tre mezzi, ma che aspira ad essere, appunto, unione di linguaggi, per fare arrivare l’opera teatrale di un grande autore, come Mattia Torre, ad un pubblico ampio come quello televisivo, grazie anche allo sguardo di uno dei più importanti registi italiani, Paolo Sorrentino. Ma quello che la Rai ha deciso di proporre con “Sei pezzi facili” – per cinque sabati consecutivi, a partire dal 19 novembre, alle 22, su Raitre – non vuole essere un evento unico: infatti, alla nostra specifica domanda, in conferenza stampa, sulla possibilità che questa iniziativa possa dare il “la” ad una programmazione apposita anche sulle reti generaliste, la direttrice di Rai Cultura ed Educational Silvia Calandrelli, ha risposto positivamente. “L’intenzione è quella di proseguire – ha affermato – Ho la responsabilità anche dei canali tematici, su Rai5 da sempre raccontiamo, rappresentiamo, costruiamo il teatro, ma penso che sia venuto il momento, sia giusto che la generalista si apra sempre di più a questo tipo di offerta. E’ giusto che sia il momento di rilanciarsi, anche per la televisione generalista, senza troppo preoccuparci del dramma degli ascolti. Per rispondere alla tua domanda: sì, vogliamo proseguire, non dobbiamo avere timore, come servizio pubblico, di fare questo tipo di operazioni: questa è la nostra unicità e straordinarietà di fare servizio pubblico, di prendersi delle responsabilità, di osare, qualche volta di sbagliare, ma anche avere fiducia nei telespettatori, il pubblico si merita anche di vedere questo”.
Dunque, in scena in tv arrivano sei opere teatrali di uno tra gli autori più interessanti e innovativi, che è partito dal teatro, che – come ha affermato la moglie Francesca Rocca – nasce come scrittore e come autore teatrale, per poi diventare apprezzatissimo sceneggiatore cinematografico e di serie tv come “Boris”, “Buttafuori”, “La linea verticale”. Un autore prematuramente scomparso, ma che ha lasciato una importante lezione di scrittura, partendo dalla comicità che dà poi spazio alla riflessione.
“La Rai è la casa, il laboratorio di grandi artisti, credo che sia una cosa doverosa – ha dichiarato l’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes – E’ indispensabile chiamare qui in Rai i grandi artisti. L’idea che la Rai sia il laboratorio, la casa dei grandi artisti, sia italiani che internazionali, richiede anche una continuità. L’auspicio e l’invito che faccio a Paolo Sorrentino è che continui a lavorare con noi”.
Silvia Calandrelli ha sottolineato, inoltre, il fatto che si sia sempre proposto teatro in tv, cicli, autori: “è chiaro che la complessità del linguaggio del teatro non sempre si rende fruibile con il nostro mezzo: credo che, invece, con Sorrentino abbiamo raggiunto il centro”. “Non immaginavo – ha proseguito . che potessimo fare questa operazione: restituire al pubblico Mattia Torre è davvero un dono ai telespettatori”. E l’opera dell’autore è stata resa con “gli attori che Torre aveva scelto per questi pezzi”. Ha poi espresso la propria gratitudine a Sorrentino, tornato a lavorare per la tv dopo anni, e ha sottolineato come “Sei pezzi facili” non “è teatro, non è tv, è incontro di linguaggi diversi”, anticipando poi che una delle opere, “Gola”, sarà in anteprima su Raiplay già dal prossimo sabato.
“Da parecchio tempo volevamo creare un prodotto che non posso definire una serie, ma mettere in scena per l’audiovisivo il teatro di Mattia”, ha spiegato poi Lorenzo Mieli, produttore di The apartment, che ha lavorato per 15 anni con Torre.
La proposta a Sorrentino è arrivata dalla moglie di Mattia Torre, Francesca Rocca, come sottolinea lo stesso regista: “Questo lavoro è il tentativo di valorizzare, amplificare la cassa di risonanza del teatro di Mattia Torre”. Quella che ha realizzato, spiega, è una “regia con minimi appigli cinematografici, ibridazione vaghissima, rispettando quello che aveva in testa Mattia, che aveva idee molto precise. Ho scelto di intervenire senza minimamente alterare quelle che erano le sue decisioni”.
Quindi, spazio agli attori, amici di sempre di Mattia Torre. A partire da Valerio Mastandrea: “E’ stato un viaggio sentimentale. Ognuno si è fatto il suo, ognuno ha messo dentro quello che sentiva, provava. Rivolgo un ringraziamento a Paolo, ha portato la sua emozione vicina alla nostra, non sopra la nostra”. E poi Valerio Aprea: “Nel fare questo progetto ho provato la più grande emozione della mia vita, professionale e umana. E’ il coronamento di un lavoro nato quasi vent’anni fa e iniziato in sordina, nelle cantine. Mattia sarebbe impazzito nel vedere la dedizione e il lavoro” messo in campo per realizzarlo. “Si è percepito un unico intento – ha concluso -, fare teatro arricchito dal cinema che si mette al servizio della televisione”. E poi ancora Paolo Calabresi, Geppi Cucciari, Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri, Cristina Pellegrino.
A dare, infine, il senso di un lavoro, di un autore, di un percorso umano e professionale è stata la moglie di Torre, Francesca Rocca: “Mattia nasce con il teatro, nasce come scrittore prima di tutto, di parola, voleva che venisse detta come l’aveva scritta”. Un autore che desiderava che il suo lavoro potesse arrivare al maggior numero di persone possibile e “Il fatto che questo progetto sposi i tre mezzi comunicativi”, mezzi con cui Torre si era espresso sempre con grande successo, “credo che sia il più grande regalo per i suoi 50 anni”.
Mattia, aggiunge, “amava dire che la comicità serve a portare a bordo tutti, per poi farli stare male”. Anche Sorrentino dà una lettura del tipo di teatro e di scrittura di Torre: “è un teatro comico che si muove su termini estremamente profondi, delicati e anche paurosi: il tutto con libertà, teatro molto libero e contemporaneo, libero nell’uso delle parole, appassionato e coerente. Indagatore di certi vizi e di certe miserie nostre, amandole”. “Lui raccontava le miserie”, gli fa eco Mastandrea. “Non giudicava da lontano. Scrivere era una fatica enorme. Era un pensatore rapidissimo, velocissimo, quindi la scrittura era un tornare indietro, elaborare, dare comicità, verve a quello che raccontava. Raccontare esseri umani di cui lui, pur non avendo colpa, si sentiva responsabile”.
Da sabato 19 novembre, dunque, per cinque sabati, la programmazione delle sei opere, tutte riprese al Teatro Ambra Jovinelli, la “casa” di Mattia Torre, il teatro in cui ha sempre lavorato: ad aprire la serie sarà “Migliore”, con Valerio Mastandrea; poi “Perfetta”, con Geppi Cucciari, “Qui e Ora”, con Valerio Aprea e Paolo Calabresi, “456” con Giordano Agrusta, Massimo De Lorenzo, Cristina Pellegrino, Carlo De Ruggieri, e in “In mezzo al mare” e “Gola” con Valerio Aprea.