Raccontare storia, sogni e speranze di un territorio, della sua gente, con il respiro di un racconto universale, che riguarda in generale l’umanità. E farlo attraverso la storia di due statue, quei Bronzi di Riace scoperti 50 anni fa e che rappresentano molto più di due reperti archeologici: forse due fratelli che si sono affrontati in combattimento, forse i santi Cosma e Damiano, forse addirittura due uomini diventati statue, secondo l’immaginario di un giovane, molto più profondo nel guardare oltre. Due “Semidei”, come li definisce il titolo del film documentario di Fabio Mollo, prodotto da Palomar e presentato alle Giornate degli autori, alla Mostra del cinema di Venezia. E lo sguardo di Mollo, la sua “mano” registica (autrice del film insieme ad Alessandra Cataleta) si avverte subito: il suo modo di riprendere, con il mare a fare sempre – e in questo caso molto di più, naturalmente – da collante, come già ci aveva mostrato dal suo primo film “Il sud è niente” a “Il padre d’Italia”; il suo saper scorgere l’anima delle persone nelle tradizionali processioni religiose; il suo saper unire passato, presente e futuro, stavolta con un montaggio che tratteggia dei quadri, senza soluzione di continuità, come se si trattasse della stessa ripresa, accostando i volti de “I dimenticati” di De Seta a quelli delle riprese più recenti dei paesi, dei riti, delle case, dei vicoli; quello stesso montaggio che unisce i calanchi al mare, le loro cime ai palloncini che riportarono a galla le due statue, il viaggio per manifestare a Roma delle donne fuggite dall’Ucraina, accanto al pellegrinaggio per la festa dei Santi Cosma e Damiano, i paesi distrutti dalla guerra in Ucraina e le barricate dei Moti di Reggio. E la riva del mare che restituì i Bronzi, al tratto di costa di Steccato di Cutro, con la sua onda di dolore. Le immagini, dunque, sorrette da una sceneggiatura (scritta dallo stesso regista insieme ad Armando Maria Trotta, Massimo Salvatore Razzi e Giuseppe Smorto) che spazia tra passato, tradizione, presente e, alla fine, una prospettiva futura. Immagini e parole che costruiscono un viaggio diverso , inusuale, inedito, nella storia dei Bronzi: non solo la loro scoperta, l’esposizione a Firenze e Roma, l’arrivo a Reggio, le ipotesi storiche, ma soprattutto quanto ognuno di questi aspetti sia poi legato al presente e al futuro di un territorio e, in generale, dell’uomo. Un viaggio nel passato, per ricostruire ciò che queste due statue abbiano rappresentato, a livello storico e archeologico, che gradatamente diviene strumento per raccontare cosa rappresentino per le persone, quale sia il messaggio che portano con sè: e allora, i due Bronzi si mostrano come fratelli che combattono tra loro, ma che, vuole la storia, nel caso in cui ci fosse questa lotta, sarebbero destinati a morire entrambi. Perchè in una guerra tra fratelli non vince nessuno: e, dunque, i Bronzi come Semidei, simboli di pace, di giustizia, di bellezza. Forse non li abbiamo ascoltati, si chiede Mollo, voce narrante. Ma forse sì, forse siamo ancora in tempo. Forse possiamo ancora ascoltarli, se la conclusione è quella di una giovane di Riace, che vive il suo presente con consapevolezza e guarda, sdraiata con i suoi fratelli su quei magnifici calanchi, il suo futuro: “cosa vuoi fare da grande? Voglio stare qui”.
La lettura che non si ferma alla storia, al classico documentario, ma che guarda quei Bronzi e il loro messaggio, dunque, attraverso gli occhi del giovane musicista rom e della ragazza piena di entusiasmo. È da lì che passa il cuore del film, da quegli sguardi.
E quel presente, con i rimandi al passato, con tutte le sue contraddizioni, alla fine può davvero diventare futuro, se quelle statue non rappresentano solo uno strumento di sviluppo, ma custodiscono e custodiranno eternamente un messaggio di speranza, universale come la loro esistenza.
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Paola Abenavoli
Paola Abenavoli, giornalista, critica teatrale e cinematografica, studiosa di storia della tv. Autrice dei saggi “Un set a sud”, “Sud, si gira” (titolo anche del primo sito su sud e audiovisivo, da lei creato), e “Terre promosse”. Già componente del Consiglio superiore dello Spettacolo, fa parte di Associazione nazionale critici di teatro, Rete critica e Sindacato nazionale giornalisti cinematografici.