E’ la voce di uno speaker radiofonico, la voce della notte, a condurci, come fosse un moderno coro greco, nelle vicende della classicità intrise di temi universali. Una voce che racconta un mondo a noi vicino, in cui i personaggi dell’Orestea non sono che archetipi senza tempo. Personaggi fermi nella loro logica, ancorati al potere, seduti non più solo metaforicamente, ma realmente su una sedia a rotelle, da cui solo qualcuno riesce a staccarsi, per manifestare il proprio ego o la propria follia. Ed ecco che, tra la inquietante e tragica figura di Cassandra e l’esilarante (nella fase iniziale) duetto di Clitennestra-Egisto, che diviene sapiente costruzione di una personalità unica, egoista e cinica, si ergono soprattutto due figure: un Agamennone nei panni di un dittatore, che intesse un discorso da brividi, su potere, politica come recita, necessità di costruzione di imperi, di edificazioni di città con mura da attraversare chiedendo permesso, per potere entrare e diventare schiavi; e un Oreste sospeso tra follia e lucida definizione di un potere inutile, acquisito in pochi attimi dopo anni di governo, ma quando tutto cambia non c’è più nessuno a festeggiare, nemmeno quei consiglieri, pronti a spingere per prendere il potere, salvo poi abbandonare chi hanno spinto a compiere azioni abominevoli. E allora, meglio andare via, lasciare quel potere, quella vita. L’unica parola da inseguire è cultura, ma la cultura “è schiuma”, sono pochissimi i saggi, poiché gli altri si celano dietro essa. Allora meglio andare, afferma Oreste, perché “preferisco il profumo del mare”. Una citazione poetica per uno spettacolo di una intensità di parole davvero rara (il testo è di Igor Esposito), ma anche di una forza interpretativa altrettanto non comune: “Radio Argo”, diretto e interpretato da Peppino Mazzotta, è un vortice di emozioni che, a distanza di tre anni dal debutto al festival Primavera dei Teatri, di Castrovillari, torna in scena, a Reggio Calabria, in una “due giorni” che il Politeama Siracusa ha dedicato ai miti della letteratura greca, proponendo prima “L’ultimo inganno- Un’altra Iliade”, di Mana Chuma Teatro, con uno straordinario Salvatore Arena, diretto da Massimo Barilla e poi, appunto, “Radio Argo”, con Peppino Mazzotta. Un attore che sul palco si trasforma in tutti i personaggi della storia: è coro, è Egisto e Clitennestra insieme, è paura, follia, dominio, irriverenza, tragicità. E’ un vortice di sensazioni, trasmesse attraverso differenti registri, che cambia con una incredibile facilità, frutto di una tecnica perfetta, che gli consente di cambiare toni, stili interpretativi, voci, intensità, fisicità del personaggio. Diventa tutt’uno con il singolo protagonista, per poi repentinamente mutare volto, in senso fisico e metaforico. Un livello altissimo di capacità attoriale, che propone con il giusto dosaggio un testo impegnativo che non si perde mai in inutili parole. Giusto dosaggio anche nella messa in scena, nell’utilizzo di strumenti, come amplificazioni, musiche, luci, che contribuiscono a realizzare un mix perfetto, senza sbavature. E a mostrare al pubblico la grandezza di un attore.
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Paola Abenavoli
Paola Abenavoli, giornalista, critica teatrale e cinematografica, studiosa di storia della tv. Autrice dei saggi “Un set a sud”, “Sud, si gira” (titolo anche del primo sito su sud e audiovisivo, da lei creato), e “Terre promosse”. Già componente del Consiglio superiore dello Spettacolo, fa parte di Associazione nazionale critici di teatro, Rete critica e Sindacato nazionale giornalisti cinematografici.