Nona edizione per il festival “Orizzonti Verticali” – Arti sceniche in cantiere. Al centro del programma, teatro, danza, installazioni, performance e presentazioni di libri, diversi momenti che si alterneranno nel corso della manifestazione che avrà luogo a San Gimignano (Siena) dal 20 al 22 agosto 2021, e che si avvale della direzione artistica di Tuccio Guicciardini e Patrizia de Bari. Il progetto è a cura della Compagnia Giardino Chiuso e Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee, con il contributo di MIC, Regione Toscana e Comune di San Gimignano – Assessorato alla Cultura.
Questa edizione è l’evoluzione di Orizzonti Verticali_sentieri di carta, realizzato l’anno scorso nella situazione emergenziale della pandemia. Nel 2020 il format del Festival si era trasformato in una grande performance della durata di tre giorni, in cui gli spettacoli proposti si fondevano in un unico pensiero, in difesa della cultura, del patrimonio teatrale e di tutto lo spettacolo dal vivo. Quel progetto ha ottenuto il riconoscimento dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale.
«Anche per il 2021 – spiegano Tuccio Guicciardini e Patrizia de Bari – vogliamo perseguire quell’unico respiro, una tre giorni da vivere in maniera immersiva, senza soluzione di continuità, consci di far parte di un “momento” importante e delicato del nostro contemporaneo artistico e sociale, dove anche lo sguardo e l’ascolto diventano necessari e preziosi per alimentare quella curiosità culturale che non deve correre il rischio di soffocare di fronte al cambiamento epocale imminente. Scrutare nuovi orizzonti senza dimenticare le radici, consapevoli che il futuro si costruisce anche attraverso la memoria».
Orizzonti Verticali 2021 propone agli spettatori un viaggio nei “giardini chiusi” (hortus conclusus) di San Gimignano, in cui si materializzeranno performance e spettacoli che utilizzeranno vari linguaggi artistici, in alcuni casi non dialoganti tra loro, ma sicuramente necessari l’uno all’altro. Nei “giardini chiusi” di OV 21 si potranno incontrare artisti e pensatori diversi, che provengono dalla danza contemporanea, dal teatro, dalla musica, dalla performance, dall’ installazione, fino alla letteratura.
«Crediamo – aggiungono i direttori artistici – che la ricerca della contaminazione tra le arti e i suoi generi possa alimentare una crescita importante. Scoprire, o riscoprire, quelle dinamiche di pensiero che sono alla base di ogni creazione artistica». «Si trova spesso – proseguono – l’espressione hortus conclusus in molti scritti medievali: l’hortus, in quanto conclusus, è un luogo segreto e protetto, dove, isolati dal mondo, si può raggiungere la conoscenza contemplativa. Il nostro “giardino chiuso”, che vive nel contemporaneo, dovrà diventare un luogo di conforto dove ricercare pace intellettuale e libero arbitrio. È un invito ad intraprendere un personale percorso, volto a scoprire il proprio passato, presente e futuro».
Tutti gli appuntamenti sono pensati per poche persone , per poter vivere una suggestione particolare in quegli spazi nascosti, idealmente protetti dal cambiamento repentino della nostra società che rischia di far “dimenticare felicemente tutto”, di far dimenticare un’arte che ha necessità di uno scambio umano e di una libertà di ascolto e di visione. Ricominciare dall’intimo per poter riaprire le piazze e i grandi palcoscenici.
Venendo al programma ed ai protagonisti dell’evento, per quanto riguarda il teatro, Giancarlo Cauteruccio riporta in scena a distanza di anni il suo spettacolo cult, L’ultimo nastro di Krapp (compagnia Teatro Studio Krypton), capolavoro di Samuel Beckett con cui il regista ed interprete ha ottenuto la nomination al premio Ubu . Cauteruccio sarà anche protagonista, nel giardino della Chiesa di Sant’Agostino, di un incontro col pubblico che il regista ha intitolato Nel buio di un teatro accecante ed in cui racconterà le sue numerose messinscena di piece di Samuel Beckett e la fondamentale frequentazione delle sue drammaturgie. Sempre per quanto riguarda il teatro, Annibale Pavone e Sebastiano Geronimo sono i protagonisti dello spettacolo in prima nazionale L’imputato non è colpevole /Processo a Soghomon Tehlirian, prodotto da Giardino chiuso e Fabbrica Europa con la regia di Tuccio Guicciardini e Patrizia de Bari.
Un ricordo poetico, con la collaborazione di Andrea Mancini, dà vita al Giardino Scabia , un hortus disseminato di leggii con un particolare allestimento in cui gli spettatori potranno leggere o ascoltare dalla voce di Annibale Pavone brani anche inediti dell’autore recentemente scomparso.
Passando alla danza, prima regionale per Homing, interpretato dalla coreografa Marta Bevilacqua della compagnia Arearea. Per quanto riguarda le performance, Sebastiano Pelli apre il festival con Last call for humanity, spazio performativo di sperimentazione in cui l’assemblaggio di un gigantesco megafono allocato nella loggia del teatro in Piazza del Duomo, accompagnato dall’emissione di suoni naturali ed artificiali e l’incisione finale Ultima chiamata per l’umanità che l’artista realizza sul metallo amplificano e richiamano l’attenzione sulle tematche ambientali.
Irene Pittatore partecipa al festival con la prima nazionale della performance “Vasca a remi” e l’anteprima della video installazione “Covid 19 isolation journal” nel Giardino della Galleria Continua.
E poi la musica, con Il giardino Sonoro: al centro del giardino del Monastero di San Girolamo, aperto per la prima volta al pubblico, viene collocato un pianoforte a coda. A suonarlo si avvicendano 10 artisti tra cui alcuni musicisti dell’Accademia Chigiana.
Per quanto riguarda, invece, la presentazione di libri, Simona Maria Frigerio e la compagnia Instabili Vaganti presentano il libro The Global City, sul lavoro della compagnia svolto in sette anni a cavallo di quattro continenti. L’autrice dialoga con il giornalista Fabrizio Calabrese.
Francesca De Sanctis presenta Una storia al contrario, pubblicato da Giulio Perrone in settembre 2020 e semifinalista al premio letterario John Fante Opera prima 2021. L’autrice ne parla con la giornalista Chiara Dino.