
Molto più di un concerto, quello vissuto ieri sera a Catonateatro (in un’Arena sold out) e che ha visto protagonisti Fiorella Mannoia e Danilo Rea: la sensazione di un racconto compiuto, pieno, che vive dell’emozione che trasmette al pubblico, in una sorta di simbiosi tra arte, artisti e spettatori.
Dimenticate il classico concerto: e non tanto per le candele ad illuminare il palco, o meglio non solo, perchè quelle luci, quella luce, che dà anche il titolo al tour, è come se contribuisse a creare quella sintesi sul palco, quella sensazione di unione e unicità insieme, del “solo musica e voce”. Dimenticate, appunto, il classico concerto: quel “solo musica e voce” è accurata ricerca, arrangiamenti e visioni musicali, percorso nelle storia della musica attraverso i grandi autori. Non “semplici” best of di singoli cantautori, ma il cuore, l’essenza e, a volte, il poco noto, di Maestri della musica italiana, quelli che hanno firmato “canzoni che oggi non si scrivono più”, come sottolineato dalla stessa Mannoia.
Canzoni legate da un filo, quello del racconto della vita attraverso parole e musiche: come in una melodia che avvolge senza soluzione di continuità, trovando, appunto, un continuum musicale tra brani apparentemente diversi. Come quello che riesce a costruire Danilo Rea: straordinario, come sempre, anche nel legare epoche, note, brani, come se tutto viaggiasse su una stessa linea musicale. Così – con la naturalezza nel toccare i tasti del pianoforte, tra virtuosismi, variazioni e soprattutto interpretazione che va oltre la tecnica sopraffina – Rea passa da “C’era una volta in America” a “You are so beautiful”, dagli U2, ai Beatles, ai Police, a “La canzone di Marinella” e “Bocca di rosa” di De Andrè (autore cui ha dedicato un album e concerti memorabili, come quello reggino di qualche anno fa, in apertura di Roccella Jazz). Osservare Rea è come restare ipnotizzati dal movimento delle mani, oltre che dal suono della musica: una magia che si ripete ogni volta. E questa è solo l’introduzione al concerto: ma quando entra in scena Fiorella Mannoia, quella magia musicale, quel continuum sembra proseguire con naturalezza, come, appunto, in una simbiosi tra i due artisti, tra la loro arte e quella dei cantautori, tra la scena e la platea.

Molto più di un concerto, dunque: con la voce di Fiorella Mannoia – da sempre interprete che fa proprie, sottolineandole con cura, le singole parole di ogni canzone – scorrono le sue “Oh che sarà” (cover realizzata da Fossati del celebre brano di Chico Buarque de Hollanda) e “Come si cambia”, per poi proseguire ancora con Fossati e le riflessioni di “C’è tempo” e il De Gregori de “La donna cannone”, Battiato e la meraviglia de “La cura”, Pino Daniele con “Sulo pe’ parlà”. Uno sguardo ad altre note immortali, con “Besame mucho” , e poi al ritmo di “Quizas, quizas, quizas” e di “Messico e nuvole”, successo di Jannacci scritto da Conte, autore anche di quel “Via con me”, che chiude la scaletta ufficiale: ma in mezzo c’è anche Dalla, con “Felicità”, Vasco Rossi con quel capolavoro che la stessa cantante ha reinterpretato con altrettanto successo alla fine degli anni ‘90, ovvero “Sally”; o, ancora, Battisti di “E penso a te”, firmata insieme a Mogol, autore anche di “Insieme”, uno dei cavalli di battaglia di Mina, che Mannoia propone con una intensità che rende il brano ancora più intimo e sentito. Poche frasi – e sempre dirette, forti, profonde, come quella, già citata, delle canzoni che non si scrivono più e che per questo vanno cantate e fatte conoscere ai giovani – di Fiorella Mannoia tra un brano e l’altro, e un’ondata di emozioni che sembra straripare: la classe, la professionalità dei due artisti, la voce e gli arrangiamenti, creano un connubio vincente. Che si perpetua nei bis richiesti a gran voce (“ora noi andiamo dietro le quinte e poi voi ci chiamate e torniamo, è un rito da rispettare”, afferma, ridendo, la cantante): da brividi “Margherita”, interpretata insieme al pubblico e con l’anima. E poi, come evidenzia la stessa Mannoia, non può mancare “Quello che le donne non dicono”, anche se il “ti diremo ancora un altro sì” sfuma dopo in un “forse”, ricordando che “quando una donna dice no, vuole dire sempre no”. Lo spettacolo non può finire, il pubblico chiede che la magia di questa serata non termini: e allora, spazio ad altri due capolavori del cantautorato, come “Io che amo solo te”, di Endrigo e “Sempre e per sempre”, di De Gregori, in cui quel “dalla stessa parte mi troverai” Fiorella Mannoia canta, interpreta e sottolinea, con la forza della sua voce, con il gesto della mano, con l’intensità di chi in quelle parole crede, così come nella forza della musica. Ieri sera protagonista, in un’Arena Neri piena, anche di emozioni.