Un regista con una visione geniale e surreale che non si riscontra in nessun altro, nella storia del cinema italiano, e che è stata forse a volte un po’ sottovalutata dalla critica italiana: queste le parole con cui Tonino De Pace, presidente del circolo del cinema “Zavattini” di Reggio Calabria ha definito l’opera di Francesco Nuti, nel corso della presentazione del suo libro “Sono un bravo ragazzo”, promossa dal circolo culturale L’Agorà.
Parole con le quali chi scrive (che da sempre segue e apprezza il lavoro dell’attore e regista toscano) concorda pienamente: film innovativi per le immagini che riescono a proporre, per lo sguardo cinematografico mai banale, per la delicatezza con cui le storie vengono raccontate, per il tono surreale che le pervade; un cinema differente, unico, verso il quale molti sono debitori, anche se nessuno è riuscito ad eguagliarlo. Commedie, ma non solo (come De Pace ha sottolineato); quelle commedie che guardano al reale, come oggi difficilmente si riesce a costruire.
Un excursus importante, quello tracciato durante la presentazione reggina del volume (curato dal fratello di Nuti, Giovanni): un excursus che prende spunto dal libro, per delineare una figura di artista più importante, forse, di quanto sia stato fino ad oggi rimarcato, nell’ambito del panorama cinematografico italiano.
Una dovuta riflessione (con l’auspicio di poter di nuovo ammirare un’opera di Nuti sul grande schermo), quella voluta dal circolo L’Agorà: ad aprire i lavori, il presidente del sodalizio, Gianni Aiello, che ha anche letto la lettera inviata per l’occasione all’associazione dai due fratelli Nuti, orgogliosi della loro calabresità, “ereditata” dalla madre. Ad illustrare, invece, i punti salienti del libro è Antonino Megali, componente del circolo, che ripercorre i successi, dagli esordi teatrali e televisivi al cinema, la passione per la musica (con la partecipazione a Sanremo – anche in questo caso sottovalutata – con una bellissima canzone, “Sarà per te”, poi ripresa anche da Mina), la vita di questo grande attore. Un percorso che, nel volume, viene ricostruito come attraverso “pezzi di diario di un uomo”, “pagine strappate alla vita”, è stato rimarcato nel corso dell’incontro.
Un percorso ricco di arte, con film che hanno segnato la storia del cinema, come sottolineato da De Pace che, nell’esaminare film per film tutta l’opera di Nuti, fa scoprire, o riscoprire, aspetti geniali della sua visione cinematografica, in cui i temi dell’amore e della “ricostruzione”, del nuovo inizio di un personaggio, risaltano spesso. Un cinema sempre caratterizzato da una profonda sincerità ed eleganza, che si è tenuto distante, ha aggiunto il relatore, da un tipo di commedia di quel periodo nel quale nacque e si sviluppò, tra gli ’80 e ’90, e che, aggiungiamo, proprio per questa sua sincerità e genialità, si distanzia forse anche da parte di quel cinema odierno dove la “furbata”, il pressapochismo, i prodotti realizzati con una povertà non di mezzi ma di idee e impegno, in alcuni casi dominano il mercato e, quel che è peggio, talvolta con successo di pubblico, assuefatto forse alla mediocrità. Parola che invece non si potrà mai usare per i film di Nuti, analizzati, nel corso dell’incontro, da De Pace.
Dal periodo di lavoro con Maurizio Ponzi, alla prima regia, a quel piccolo capolavoro che è “Tutta colpa del paradiso”, alla cosiddetta trilogia sul biliardo, passando per “Caruso Pascoski”, autentico mix di genialità, umorismo e riflessione, come “Willy Signori e vengo da lontano”, “Donne con le gonne”, suo maggiore successo al botteghino, che, ha rimarcato De Pace, “è un viaggio nel passato e nel futuro, un percorso umano”, che include ancora una volta immagini surreali. Poi, “Occhiopinocchio”, “figlio” tanto amato da Nuti, e i film più recenti, dal “Signor Quindicipalle”, a “Io amo Andrea” e “Caruso, zero in condotta” che, ancora una volta, hanno in sé poesia, favola, sorriso sempre legato a quel tono malinconico-introspettivo che ha sempre caratterizzato l’opera dell’autore toscano.
Innovazione, arte, gusto del surreale: il cinema italiano deve tanto a Nuti. Un artista che ha ancora tanto da dare alla settima arte: “un cinema che ci manca e che vorremmo rivedere”.