Marco Risi torna al cinema con un’opera solo apparentemente insolita nel suo percorso, ma in realtà densa dei temi, delle sensazioni, dello stile proprio del suo cinema: c’è lo sguardo, disincantato e sincero, sul reale, ma anche l’aspetto emotivo, l’intrecciarsi dei racconti personali dei protagonisti. “Il punto di rugiada” è un film – in sala dal 18 gennaio – sulla terza età, è un incontro/scontro tra generazioni, è un racconto di formazione, che parte dalla storia di un ragazzo, benestante e superficiale, che, dopo aver provocato, da ubriaco, un incidente, viene condannato a scontare un anno di lavori socialmente utili presso una casa di riposo. Qui, l’incontro con gli anziani, e in special modo con uno di loro, Dino, cambierà il suo modo di guardare il mondo: una crescita per il giovane, ma un mutamento anche per l’anziano.
![Elena Cotta e Massimo De Francovich](https://www.culturalife.it/wp-content/uploads/2024/02/Massimo-De-Francovich@Christian-Nosel_DSC7513-scaled.jpg)
Cambiamento è, infatti, ciò che metaforicamente suggerisce proprio il titolo: “Il punto di rugiada” indica il momento in cui si verifica un cambio di temperatura, quando l’umidità dell’aria incontra il calore della terra, il che può dar vita a un fenomeno atmosferico, e dunque – come si diceva -, anche metaforicamente, ad un cambiamento. Un tema che, sulla carta, potrebbe apparire classico, ma dà il “la” ad un film che guarda ad un cinema di un tempo, come stile e solidità, ma con uno sguardo sulla contemporaneità. È un film che apre molti argomenti, ma poi ne perde qualcuno per strada? Può darsi. Forse necessitava di un tocco in più di sarcasmo? Forse. Comunque sia, bastano almeno 3 scene de “Il punto di rugiada” per richiamare quel rimando ad un cinema denso, intenso ed emotivo: l’incontro tesissimo tra padre e figlio, un duello di bravura tra due talenti del teatro come Eros Pagni e Valerio Binasco; ma soprattutto il poeta che risveglia i suoi ricordi attraverso le parole di “Riderà”, cantandola e ballando insieme ai giovani inservienti, e il poetico momento della nevicata.
![Alessandro Fella e Gloria Coco in una scena del film](https://www.culturalife.it/wp-content/uploads/2024/02/Alessandro-Fella-Gloria-Coco@Christian-Nosel_DSC3709-scaled.jpg)
Ma la forza del film sta anche in un cast che attinge – come si diceva – al meglio del teatro italiano: a cominciare da Massimo De Francovich, nei panni del protagonista che, sin dal nome, Dino, rimanda al padre del regista; e poi i già citati Eros Pagni e Valerio Binasco; Luigi Diberti, che interpreta il ruolo delicato e struggente del poeta; la splendida Elena Cotta, nel personaggio forse più dolce, etereo e significativo, sopratutto nel sottofinale. E ancora, Erica Blanc, Paila Pavese, Maurizio Micheli, Ariella Reggio. Grandi attori, che hanno sempre saputo spaziare con maestria tra palcoscenico e set cinematografici e televisivi, nella consapevolezza che il talento possa essere messo al servizio del racconto, modulandolo con sapienza attraverso i vari mezzi espressivi. Colonne del teatro che incontrano giovani attori: ed anche questo incontro è un perno del film, uno scambio con alcuni degli interpreti della nuova generazione, come Roberto Gudese ed il co-protagonista Alessandro Fella, tra gli attori emergenti maggiormente in crescita nelle ultime stagioni.