Analizzare lo stato del teatro italiano contemporaneo; confrontarsi con la situazione francese e sull’attenzione che la Francia ha nei confronti della produzione italiana; discutere delle prospettive del settore con addetti ai lavori, docenti, attori, studiosi, autori e critici. Un momento di riflessione molto importante e di alto livello: tanto più rilevante perché realizzato al sud, nella provincia di Reggio, a testimonianza di una voglia di incidere nel dibattito, ma anche nel mondo teatrale, di dimostrare che anche la Calabria può e deve essere protagonista nell’ambito culturale. A dare vita, domenica scorsa, ad una intensa giornata di studi sul “Contemporaneo italiano” è stata la Residenza teatrale della Piana, a Polistena, che la sera precedente, nell’ambito della rassegna promossa dalla stessa residenza, curata dalla compagnia Dracma, ha ospitato “Quadri di una rivoluzione”, il nuovo spettacolo di Tino Caspanello, che proprio in Francia è stato già presentato ed il cui testo è stato pubblicato da una casa editrice francese. L’esperienza di Caspanello è stato il punto di partenza per creare una discussione che prendesse le mosse proprio dal modo in cui i francesi operano, dal modo in cui hanno guardato e guardano al nostro teatro contemporaneo (come evidenziato da Christine Resche, ricercatrice presso le università di Bologna e di Clermont-Ferrand). Al paradosso che vede autori promossi, seguiti e pubblicati molto più oltralpe che in patria. Da qui la descrizione di realtà come quella del Comitato italiano Maison d’Europe e d’Orient, fornita dalla relazione di Stéphane Resche, o della collana di teatro Nouvelle Scènes Italien, diretta da Antonella Capra, docente a Tolosa, dove dà vita anche ad un festival teatrale e anima gruppi teatrali composti da studenti, che rappresentano testi italiani contemporanei, sia per far conoscere meglio la lingua, sia per far comprendere meglio il teatro, attraverso la messa in scena di un testo. Aspetto, questo del far prendere vita al testo, dell’andare oltre, del vivere il teatro per comprenderlo, più volte sottolineato negli interventi dei relatori: dal docente dell’Unical, Carlo Fanelli, al direttore artistico della Residenza teatrale, Andrea Naso, al presidente dell’Associazione nazionale Critici di Teatro, Giulio Baffi, che ha evidenziato il ruolo del critico, che diventa particolarmente difficile in questo momento storico, con un mutamento epocale degli spazi riservati alla critica. Il teatro, per superare i propri problemi, può fare rete, ha affermato Baffi, e in questo, il ruolo del critico può essere importante e utile: deve essere di “osservazione, presenza costante, creativa, si entra in campo insieme, mantenendo però la capacità dell’imparziale parzialità. Su questo possiamo costruire l’attenzione alla drammaturgia, che mi sembra fortissima”. Un’attenzione che esiste, nonostante i problemi, ha rimarcato il presidente dell’Anct. E lo testimoniano anche gli interventi che si sono succeduti (da Vincenza Di Vita, dell’Università di Messina, al critico Emilio Nigro – che, con la sua domanda tesa a definire il concetto di contemporaneo, ha dato la possibilità di analizzare un importante, anzi fondamentale, aspetto – , ad Antonello Antonante del Teatro dell’Acquario, al regista Nino Cannatà, del progetto Lyrics, solo per citarne alcuni): un teatro contemporaneo vitale, nonostante le difficoltà, come sottolineato dallo stesso Andrea Naso, che ha dato il “la”, in apertura dei lavori, ad un confronto che ha saputo trarre linfa anche dall’analisi delle situazioni dei territori del sud, per spaziare dal nazionale all’estero (dove però, è stato specificato, non mancano pure i problemi o i tagli). Per poi tornare all’ispirazione, al testo, alla rappresentazione, a ciò che significa contemporaneo. Ed è Tino Caspanello ad esprimere la sua visione di contemporaneo: ciò che è ineffabile, come l’istante, che sfugge il tempo, che guarda al passato e insieme al futuro. Rappresentare tutto questo, indurre lo spettatore alla riflessione attraverso un testo che diventa di tutti. Che l’autore ha scelto di rendere pubblico, perché possa trasformarsi attraverso la lettura degli altri. L’ispirazione, la messa in scena, la pubblicazione: elementi di un percorso che rende il teatro universale, possibile. Insieme al concetto, anch’esso più volte ribadito, del fare rete: tra gruppi, tra settori, tra ambiti, come strumento per fare vivere il teatro.
Uno strumento indispensabile come l’analisi, la discussione: e l’appuntamento di Polistena lo ha evidenziato, mettendo in luce la necessità che momenti come questo si ripetano nel tempo. Magari sempre in quello stesso sud, in quella stessa Calabria che ha dato vita a questo primo incontro e che può dimostrare, seguendo la linea tracciata da Primavera dei Teatri, di poter sempre più essere centro e fonte di ispirazione culturale.