Una regia accuratissima che, fin dalle prime scene, delinea un percorso proprio, una costruzione di un linguaggio altrettanto preciso, che si distanzia dalle immagini iconiche che fanno parte della nostra memoria, sia a livello teatrale che cinematografico, ma non dalla tradizione, non dal senso più profondo dell’opera. Anzi, lo evidenzia, lo recupera, proprio attraverso la costruzione registica, le scene e le luci che ricreano un mondo antico, e che fanno entrare lo spettatore all’interno della storia, affiancando quasi i personaggi. Personaggi – quelli di “Filumena Marturano”, il film tv firmato da Francesco Amato, che andrà in onda il 20 dicembre, su Raiuno, e che è stato presentato ieri, nel corso di una conferenza stampa – che rivivono soprattutto grazie agli occhi, ai movimenti impercettibili degli sguardi: è qui che la magistrale recitazione di tutto il cast concentra la forza del testo, delle emozioni. E’ qui che, in particolare, Vanessa Scalera, Massimiliano Gallo e Nunzia Schiano racchiudono e da qui diffondono i singoli sentimenti, i singoli momenti di una storia: una storia universale, raccontata in questo caso senza un minimo eccesso, ma arrivando comunque, anzi con estrema forza, allo spettatore.
Misura, accuratezza, forza e intensità: sono soprattutto gli elementi che caratterizzano l’interpretazione di Vanessa Scalera, chiamata ad una prova sicuramente non facile, ma superata in pieno: l’attrice trova una propria chiave di lettura, che l’avvicina, naturalmente – essendo formatasi sulle tavole del palcoscenico – alle interpreti teatrali doc di Filumena Marturano, ma che è unica. Non si rifà e non rifà qualcun’altra, ma legge – senza rileggerla – Filumena, con quella malinconia mista a rabbia, a dolore e a forza, che ne fa il personaggio cardine della poetica eduardiana. Un’interpretazione tutta racchiusa, come si diceva, nello sguardo, nella malinconia in cui fa capolino il sarcasmo; Vanessa Scalera diventa Filumena, è Filumena, nella drammaticità che non è mai plateale, in un dolore sordo che sembra pervadere il personaggio, in una tristezza che non è mai rimpianto. Un lavoro di grande impegno, quello dell’attrice, che non necessita di calcare la mano sull’inflessione napoletana, per esserlo davvero: non è nemmeno un elemento su cui ci si interroga, tale è la sua capacità di ipnotizzare lo spettatore, di condurlo nella sua storia.
E, accanto a lei, un Massimiliano Gallo in stato di grazia, assolutamente dentro il personaggio, senza perderne mai il filo, e una Nunzia Schiano intensa ed emozionante, autentica certezza del teatro, del cinema e della tv: entrambi pienamente inseriti in una linea registica in cui il bozzettismo e la caratterizzazione sono elementi lontani anni luce.
Una grande operazione artistica che mostra la capacità di accostarsi ad un capolavoro con rispetto, con sapienza, senza necessariamente stravolgere, ma dando comunque, con piccoli tocchi, una lettura differente e – cosa assolutamente non scontata – di alto livello.