E’ entrato nei cuori di tantissimi bambini, ma anche degli adulti; è uno dei film di animazione più visti dell’ultimo decennio; è ormai – come sottolineato dalla stessa produzione – un classico: parliamo di “Ernest e Celestine”, uscito nel 2012 e divenuto un successo internazionale, ottenendo anche una candidatura agli Oscar. Una storia che, con un tratto delicato e la sceneggiatura di Daniel Pennac, trasportava nella storia dell’orso Ernest e della topolina Celestine, abitanti di due mondi distinti e condannati a restare sempre divisi, a causa di paure e pregiudizi. Un racconto – come tutte le favole che si rispettino – denso di metafore, destinate ad un pubblico giovane, ma anche a quello degli adulti.
Dieci anni dopo, con “Ernest e Celestine – L’avventura delle 7 note” – dal 22 dicembre nelle sale – , ritroviamo i due amici alle prese, questa volta, con un viaggio, sia fisico che interiore, un percorso di crescita: giungeranno in Ostrogallia, paese natale di Ernest, per fare riparare il suo prezioso violino (involontariamente rotto da Celestine) da un abilissimo liutaio. Ma in questo paesino – ancora una volta caratterizzato da un disegno delicato e, nello stesso tempo, ricco di inventiva – la musica che un tempo lo pervadeva è ormai sparita. Ovvero, vietata, poichè la legge impedisce ogni suono, permettendo solo l’uso di una nota. Una legge che, come si scoprirà, è strettamente legata alla storia personale di Ernest: così, insieme a Celestine, lotteranno per far tornare la musica – accanto ad un altro irresistibile personaggio, che si cela sotto la maschera di Mifasol – a risuonare tra le vie del paese. Dunque, così come nel primo capitolo la metafora dell’uguaglianza, del superamento delle differenze e delle diffidenze nei confronti dell’altro, era fortissima, anche il nuovo film – diretto da Jean-Christophe Roger e Julien Chheng – punta, proprio attraverso la metafora della favola, a sottolineare concetti come la libertà, l’incontro non sempre perfetto tra giustizia e legge, e uno che sembra più diretto agli adulti, ovvero il lasciare i figli liberi di cercare la propria strada, anche se lontana da quella dei genitori.
Ed è ancora una volta la raffinatezza del disegno, l’accuratezza della regia, la simpatia dei personaggi – doppiati per l’Italia, anche nel secondo capitolo, da Claudio Bisio e Alba Rohrwacher -, a condurre grandi e piccoli in un racconto in cui favola, divertimento e profondità si fondono abilmente, emozionando con intelligenza.
In contemporanea con l’uscita nelle sale, arriverà in libreria anche l’albo illustrato tratto dal film, pubblicato da Gallucci, editore in esclusiva delle opere dell’artista Gabrielle Vincent, creatrice dei personaggi di Ernest e Celestine.