Un gioco continuo di sguardi e parole, un rimando tra passato e presente, una riflessione che si stempera nell’ironia: sono gli ingredienti di una commedia che supera i confini del genere e che punta ad una narrazione di ampio respiro, grazie ad uno sguardo registico innovativo e ad una sceneggiatura basata su un testo statunitense pluripremiato, abilmente adattato per essere calato in una realtà più vicina a noi, ma al contempo universale. “Conversazioni con altre donne” (dal 31 agosto nelle sale) guarda, appunto, al film “Conversations with other women”, con Helena Bonham Carter e Aaron Eckhart, ma trova una propria linea, soprattutto visiva e registica – quella di Filippo Conz, al suo esordio nel lungometraggio -, interessante e non consueta.
L’obiettivo segue da vicino i due protagonisti, un uomo e una donna, che si incontrano dopo nove anni, ad un matrimonio in una villa-albergo a Tropea: l’atmosfera è giusta per imbastire quello che appare come un gioco di seduzione, ma si scoprirà presto che i due sono ex coniugi, che sembrano inseguirsi, affascinati ma al tempo stesso impauriti dal desiderio di concedersi un’avventura. Che potrebbe non restare tale, ma che comunque li riporta ad un susseguirsi di ricordi, sentimenti, illusioni. Sono gli interpreti, come si diceva, a catalizzare totalmente l’attenzione: Francesco Scianna e Valentina Lodovini sono perfetti in questo flusso di sguardi, di memorie, di sentimenti. E di parole, in un film che certamente si fonda su una costruzione, un impianto teatrale, ma che diviene cinema allo stato pure grazie ad un’accuratissima ricerca registica, un montaggio che spazia tra pensieri e ricordi, raccontando senza estremizzare l’uso dei piani temporali, ma con sovrapposizioni sfumate.
E poi la musica di Paolo Fresu, che non sovrasta, ma sicuramente ha una parte fondamentale nella narrazione, nel sottolinearne aspetti e contemporaneità. Contemporaneità, come per la location scelta, ovvero Tropea: presente con discrezione, più volte evocata, mantiene la propria identità divenendo elemento universale. E soprattutto contemporaneità dei dialoghi, della sceneggiatura, nel racconto visivo – che ci ricorda un po’ il tocco di Valerio Mieli – , nell’ironia che evita di appesantire i toni, con un’intelligente gestione del genere.
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Paola Abenavoli
Paola Abenavoli, giornalista, critica teatrale e cinematografica, studiosa di storia della tv. Autrice dei saggi “Un set a sud”, “Sud, si gira” (titolo anche del primo sito su sud e audiovisivo, da lei creato), e “Terre promosse”. Già componente del Consiglio superiore dello Spettacolo, fa parte di Associazione nazionale critici di teatro, Rete critica e Sindacato nazionale giornalisti cinematografici.