Quando una serie tv ha avuto un grande successo, il rischio che la seconda stagione possa deludere è dietro l’angolo: ma “Braccialetti rossi 2” sembra aver vinto anche questa scommessa. Dopo quella del debutto, ovvero conquistare giovani e meno giovani con una storia non facile, senza essere melensi ma addirittura ironizzando sulla malattia (come ha fatto l’autore del libro da cui è tratta la serie, Albert Espinosa) e dando un taglio nuovo alla fiction italiana, adesso la sfida era quella di non calare (non solo in ascolti, ma soprattutto in intensità di racconto), di non ripetersi o stancare e di mantenere sempre quel sapiente incontro tra verità, ironia appunto, sentimenti non costruiti. Non era facile, ma la prima puntata della seconda serie ha offerto la visione di una crescita, di una evoluzione dei personaggi che raramente si riscontra nelle fiction italiane: una maturazione, cambiamenti nell’affrontare i dolori, nelle loro vite, che appaiono molto reali. Questo sembra essere il dato che emerge dalla prima puntata: che ha subito trasportato in questo cambiamento, è stata diretta, ancor più della serie d’esordio, entrata nel vivo, in realtà, dopo la terza-quarta puntata. Anche questa, dunque, è una scommessa.
E forte continua ad essere il legame tra storia e musica: un aspetto che ha caratterizzato “Braccialetti rossi” fin dall’inizio, legandola ad un respiro più internazionale ed anche avvicinandola al mondo giovanile (benchè questo dato sia molto apprezzato anche dai non più giovani….). Musiche create appositamente per la serie ed una selezione di brani di nomi noti che non sono solo un sottofondo (spesso nella nostra fiction reiterato oltre misura ed inutile), ma diventano linguaggio. Un linguaggio complessivo, una “scrittura” complessiva, che fa la differenza.
P.S. E con in più (come blog che si interessa dell’argomento non potevamo non rilevarlo), anche un’attenzione maggiore, un legame ancora più stretto, uno sguardo più intenso sul territorio, che diventa uno dei protagonisti del racconto. Insomma, sempre più “sud, si gira”!