The Irishman – Tratto dal romanzo di Charles Brandt, l’ultimo lavoro fiume di Martin Scorsese approda in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma. Lo abbiamo visto per voi, prima che esca in “selected cinemas” ai primi di novembre e poi alla fine del mese su Netflix, per la gioia dei suoi utenti. Si tratta di una saga sulla criminalità organizzata americana dagli anni ’50 in poi, vista attraverso gli occhi di Frank Sheehan (De Niro), l’irlandese del titolo, truffaldino e sicario che lavora con la malavita italoamericana e con alcune delle sue più importanti figure, in primis quella di Russell Bufalino (Joe Pesci). Lo snodo centrale della vicenda è focalizzato sulla figura del sindacalista Jimmy Hoffa (Al Pacino), e sulla sua scomparsa, a tutt’oggi uno dei più grandi misteri della storia americana. In uno straordinario viaggio lungo i decenni (di quasi tre ore e mezza per lo spettatore), tra flashback e flash forward, scopriamo così i segreti del crimine organizzato, i suoi conflitti interni e ovviamente le sue connessioni con il mondo politico.
Si tratta sicuramente di un lavoro importante per Scorsese e tutti quelli che vi hanno partecipato (lo stesso De Niro è produttore insieme al regista). E salvo qualche caduta di ritmo e alcune lungaggini, specialmente nell’ultima mezz’ora, il film avvince, appassiona e diverte, soprattutto nei dialoghi in italiano tra Pesci e De Niro (si consiglia quindi la visione in lingua originale). E se la regia di Scorsese non si discute – bastino alcuni splendidi piani sequenza come quello iniziale, che ti porta subito “dentro” il film – si può affermare che il risultato non sarebbe stato lo stesso senza i tre magnifici protagonisti, che fanno una gara di bravura dalla quale non si sa bene chi ne esce vincitore. Perché il redivivo Joe Pesci (da tempo assente dal cinema), pennella grandemente la figura del rispettato boss Bufalino con poche espressioni e minima gestualità, e Al Pacino gigioneggia egregiamente nel tratteggiare la figura di Hoffa, a volte leggermente sopra le righe ma come il personaggio richiede. E Robert De Niro torna finalmente a rinverdire i fasti della sua grandezza recitativa con il ruolo portante di Frank. Basta la scena della telefonata alla moglie di Hoffa per ricordarci chi è questo straordinario attore e perché ha fatto la storia del cinema, nonostante la scelta dei suoi personaggi recenti, francamente discutibile. Tra l’altro curioso come anche qui su una telefonata del personaggio da lui interpretato sia incentrato il cuore della vicenda, come già in “C’era una volta in America”.
Impossibile non menzionare poi, tra gli altri pregi di “Irishman” , la splendida fotografia, le sontuose scenografie e soprattutto la bellissima colonna sonora dell’epoca che aiuta ad immergersi nel periodo storico in cui la vicenda si svolge. Non si può definire quest’ultima opera di Scorsese perfetta, ma certamente non delude le aspettative. Sarebbe consigliabile su grande schermo, o anche sulla piattaforma di Netflix, ma è un film imperdibile!
Francesco Arcudi