BEETLEJUICE BEETLEJUICE – Apertura in pompa magna per la 81ma Mostra del Cinema di Venezia con il nuovo film di Tim Burton e la presenza di tutto il cast, da Monica Bellucci a Michael Keaton, da Willem Defoe a Jenna Ortega, da Winona Ryder a Catherine O’Hara.
Si tratta del sequel del secondo lungometraggio di Burton (tradotto malamente in italiano con “Spiritello porcello”) del 1988, che mantiene gli stessi interpreti dell’originale, quasi al completo. Una fiaba dark come di consueto per il regista, che ha per protagonista Lidya Deetz (Winona Ryder), la ex ragazzina del primo film che aveva il dono di vedere i fantasmi, ormai divenuta famosissima in tv grazie ai suoi poteri, sfruttata dal fidanzato (Justin Theroux), finto innamorato che mira invece a soldi e successo. La donna – di cui si era innamorato lo spirito Betelgeuse (Michael Keaton) nel primo film – comincia ad avere delle visioni su quest’ultimo. Contemporaneamente a causa della morte del padre riprende i contatti con la matrigna (Catherine O’Hara) e con la figlia (Jenna Ortega) che sembra detestarla sentendosi trascurata. Mentre Lidya combatte quindi su vari fronti, ed evita accuratamente di nominare lo spiritello (il cui nome, se ripetuto tre volte lo fa comparire), nell’aldilà la succhiaanime Dolores (Monica Bellucci) ex moglie di Betelgeuse, uccisa dallo stesso, ricomincia a cercarlo per vendicarsi. Ma quando la figlia di Lidya, invaghitasi di un giovane, accetta per lui di passare nell’aldilà – illudendosi di poter rivedere suo padre – Lidya sarà costretta a chiedere aiuto proprio a Betelgeuse per salvarla dalla morte definitiva. E da qui partirà l’ultima rocambolesca parte di questo divertente sequel. Burton omaggia l’Italia della “sua” Monica in varie scene, con dialoghi e musiche italiane. E lancia delle frecciatine alla tecnologia di oggi, soprattutto ai social che tolgono qualunque tipo di privacy alla nostra vita attuale, nella scena del matrimonio. Ma già di culto sono la scena della “ricomposizione” di Monica Bellucci e quella riguardante il non accreditato Danny De Vito al suono di “Tragedy” dei Bee Gees. Un’ottima regia, interpretazioni straordinarie (difficile decidere chi sia il più bravo) di un cast in stato di grazia, e un sapiente uso degli effetti speciali (spesso artigianali) fanno il resto, rendendo l’opera scoppiettante, divertentissima e gradevole per tutti. Da vedere anche se non si è visto il primo “Beeteljuice”.
Francesco Arcudi