In concorso ieri al Taormina Film Fest il primo film da regista dell’attore tedesco Daniel Brühl (Goodbye Lenin, Rush, Bastardi senza gloria e la serie Netflix “L’alienista”), “Next door”. A Berlino, Daniel è un attore di successo internazionale. Ha uno splendido attico, una bella moglie medico, due bambini e una tata spagnola. Ha un aereo per Londra, deve sostenere un’audizione per un ruolo in un blockbuster americano che potrebbe essere il suo più importante. Avendo ancora tempo prima che il volo parta, decide di concedersi un caffè nella locanda vicino casa. Qui incontra Bruno (Peter Kurth), un uomo di mezza età che lo abborda con la scusa di un autografo ma pian piano sembra sapere tutto di lui, anche più di quanto sappia lo stesso Daniel. Inizia così un gioco al massacro tra i due protagonisti, che avrà risvolti inaspettati e sconvolgenti. Si tratta di un’opera di stampo teatrale, incentrata tutta sul “duello” verbale tra i due protagonisti, un dramma da camera al quale però la bella regia sa dare un ritmo inaspettato e coinvolgente, inusuale per un film del genere. L’ottima sceneggiatura e le superbe prove attoriali dei due protagonisti fanno il resto, incollando lo spettatore alla poltrona senza un attimo di noia. E se Kurth è bravissimo nel disegnare il suo Bruno come un personaggio fortemente ambiguo, pur soltanto con qualche sguardo e qualche alzata di spalle, Brühl, oltre a rivelarsi un regista che sa bene il fatto suo, regala al suo personaggio un’intera gamma espressiva che passa dall’iniziale lusinga per l’esser stato riconosciuto all’odio profondo, dal fastidio alla rabbia, dalla tristezza alla rassegnazione. Lavoro non facile per l’artista tedesco che supera brillantemente la prova a pieni voti, e il pubblico di Taormina lo ha molto apprezzato.
Francesco Arcudi