Stupisce piacevolmente osservare la vitalità di un cinema indipendente, slegato non solo da vincoli produttivi, ma soprattutto creativi, da clichè, appartenenze a categorie, generi, filoni. Un cinema libero di guardare all’essenza delle cose, a ciò che interessa.
Così è il cinema di Corso Salani (nella foto insieme al presidente del circolo Zavattini, Tonino De Pace): l’attore che nella memoria di molti è il protagonista de “Il muro di gomma”, è anche e soprattutto un autore sensibile, che riesce a raccontare l’universo femminile come pochi altri. Un universo, “un mondo parallelo – dichiara – cui cerco di avvicinarmi”. Da qui il desiderio di raccontarlo. Come ha fatto in altri precedenti film. Come ha fatto nell’ultimo, presentato nel corso della rassegna promossa dal circolo del cinema Zavattini.
Un film che è un viaggio: sia fisico, attraverso alcune città, europee e non solo, ma soprattutto un viaggio nei pensieri delle donne, nel loro mondo, nelle loro difficoltà. E così, passando da diversi Paesi, ma senza soluzione di continuità, come se fosse un unico paese, ritrae volti, occhi, sguardi. Cercando di cogliere i pensieri di queste donne, le loro “Vite possibili” (così si intitola il film): sovrapponendo a quei volti delle scritte, delle frasi. A volte immaginate, a volte reali, prodotte comunque, come dichiara lo stesso regista toscano, dalle emozioni che quei volti suscitano. E così la macchina da presa di Salani ci trasporta anche in contesti difficili o nella voglia di vivere altre vite possibili. O nei pensieri dello stesso regista, che lui traspone nel desiderio dell’ultima protagonista, di vivere tutte le vite possibili, di poter essere in ogni posto del mondo, di non perdere un attimo dell’esistenza.
Una scelta narrativa originale, ma anche asciutta, essenziale, che nasce dal montaggio di immagini girate in occasione di altri suoi film. Nasce, afferma Salani, da incontri che erano rimasti un po’ in sospeso. “Ho scelto di mischiare volutamente i luoghi, di creare un tutto. E’ uno sguardo affettuoso verso personaggi femminili”. Personaggi che si trovano in gran parte a dover prendere delle decisioni, “c’è un altrove che le chiama. Non solo come luogo, ma anche come vita. Le donne forse sono più capaci di noi uomini di ottenere questo altrove che hanno in mente. Mi piaceva pensare che in questo luogo infinito ognuna guardasse ad un altro posto. E mi piace pensare che se ci fosse un seguito, riuscirebbero a raggiungerlo”.
Il viaggio è poi un altro elemento importante, visto come qualcosa che “amplifica non solo il sentimento, ma la vita. Viaggiare filmando è la vita perfetta”. Ovvero raccontare in assoluta libertà. Non disdegnando comunque il confronto con altri autori, anzi: quelle come attore sono “belle occasioni, è interessante vedere ciò che fanno gli altri. E poi mi affidano sempre ruoli con una forte carica civile…”. Non a caso, vista la attenzione nei confronti del mondo che lo circonda e che mette anche nelle sue produzioni.