La Belle Époque – Alla Festa del cinema di Roma abbiamo visto uno dei film di cui tutti parlano, successo clamoroso di quest’anno in Francia. Victor (uno strepitoso Daniel Auteuil), è un fumettista disilluso e depresso, che odia il presente digitale, sposato da decenni con Marianne (Fanny Ardant, in una delle sue migliori prove in assoluto), che invece è sostenitrice di tutto ciò che è tecnologico e ha fondato una casa di videogiochi insieme al figlio.
Il loro rapporto è in crisi tale che volano spesso parole grosse e infine lei lo manda via da casa. Ma quando Antoine (un Guillame Canet in ottima forma), un amico del figlio – eccentrico imprenditore di un’agenzia di eventi che permette ai suoi clienti di vivere in un’epoca diversa, con perfette ricostruzioni sceniche e ottimi effetti speciali – gli offre di rivivere un preciso momento della sua vita, Victor non ha dubbi: Lione, 16 maggio 1974, il giorno in cui ha incontrato Marianne.
Incrociando vero e falso, e intrecciando la storia di Marianne e Victor con quella di Antoine e della sua fidanzata (attrice della sua agenzia), “La belle Époque” incanta dall’inizio alla fine, in un vortice di magia, poesia, romanticismo e divertimento. Grazie a una sceneggiatura dai dialoghi scoppiettanti, e schiacciando il pedale della nostalgia, ma in modo innovativo ed originale, il film scorre via come un sorso d’acqua, divertendo e appassionando sino alla fine, anche se nel sottofinale la corda viene tirata un po’ troppo, ma la scena al ristorante tra Auteuil e la Ardant ripaga di qualsivoglia piccolo errore di regia e/o sceneggiatura.
Tutto (quasi) perfetto, grazie anche alla colonna sonora che contiene perle quali “The man I love” cantata da Billie Holiday o “There’s always something there to remind me” di Bacharach nella versione di Dionne Warwick, che non sono mai fini a sè stesse ma sempre funzionali alla storia.
Il film esce in Italia il 7 novembre.Una dritta: non uscite dalla proiezione prima della fine dei titoli di coda.
Francesco Arcudi