Un giovane regista, pieno di entusiasmo, certo delle possibilità dei giovani, di quelli del sud, di quelli calabresi come lui, di cambiare le cose, di far sviluppare il luogo in cui sono nati. E certo che questo cambiamento possa passare anche attraverso il cinema.
Fabio Mollo, reggino formatosi al Centro sperimentale di Cinematografia, dopo il successo del suo primo corto, “Giganti”, e del progetto per il suo film d’esordio, “Il sud è niente”, presentato – unico italiano – all’Atelier nell’ambito del Festival di Cannes, si appresta a battere il primo ciak di questa pellicola (prodotta da b24 Film e Madakai, con il sostegno della Fondazione Calabria Film Commission), che comincerà, appunto, a girare a breve, nei prossimi mesi, proprio nella sua città natale. E, come protagonisti, ha scelto due giovani talenti del cinema italiano: quel Guido Caprino, noto al pubblico televisivo per “Il commissario Manara”, ma anche interprete di un film pluripremiato quale “Noi credevamo”, e Valentina Lodovini, richiestissima star del grande schermo, che ha appena finito di girare “Benvenuti al nord”, seguito del campione di incassi “Benvenuti al sud”, e che sarà in tv con la fiction “Il segreto dell’acqua”, con Riccardo Scamarcio.
Due giovani attori, anch’essi entusiasti di questo progetto: Caprino, nato nella dirimpettaia Messina, pur ormai un attore affermato, si è sottoposto, con molta professionalità, ad un provino “ed è stato – afferma Mollo – la persona che è riuscita a far parlare con più sincerità il personaggio del padre della protagonista, per il quale ha bellissime idee”. Molto felice di interpretare il ruolo di colei che farà da contraltare alla protagonista (per la scelta della quale si dovrà effettuare il provino finale, dopo quelli svoltisi nei mesi scorsi a Reggio, anche tra non professionisti) è la Lodovini: con il giovane regista si sono conosciuti proprio al Centro sperimentale. Lei stava per concludere il suo corso, Mollo era all’inizio, e Paolo Virzì, che era l’esaminatore, come ultima selezione chiese di realizzare un corto in 2 settimane. Mollo scelse la Lodovini come interprete e da allora sono sempre rimasti in contatto. L’attrice ha letto la sceneggiatura ed il personaggio è anche nato un po’ con lei. Tanto è entusiasta dell’idea del suo “esordio in un film d’esordio” – come lo ha definito in una recente intervista – che vorrebbe rimanere in città almeno un mese prima dell’inizio del film, per lavorare sull’accento.
Oltre a loro, come si diceva, al film prenderà parte una giovane attrice da scegliere fra coloro che si sono presentate ai provini, per ricoprire il ruolo della protagonista, Grazia: un ruolo particolare, evidenzia Mollo, in quanto il suo carattere subisce un’evoluzione nel corso del film. Un po’ un maschiaccio all’inizio, formerà poi il suo carattere, in questa lotta per restare nel suo sud. In questo senso, il titolo è un po’ provocatorio: quello che il giovane reggino intende infatti raccontare, come ci spiega nel corso di un’intervista, è la voglia di realizzare un sogno. Quello di rimanere e di far sviluppare sempre più questo luogo. Mollo ci crede molto e ci spiega questa visione anche raccontandoci quanto vissuto durante le riprese di un documentario girato a Riace, nel periodo pre-elezioni comunali: uno sguardo su quanto realizzato in questo comune, divenuto paradigma di accoglienza. “Mi interessava raccontare i ragazzi, che usavano una parola che non sentivo più: sogno”. Dunque, “la necessità di raccontare questa nuova generazione che vuole riprendersi il diritto di sognare. Il silenzio si sta rompendo e questa voce è quella di Grazia, la protagonista del film”. E non a caso – ci rivela – questo documentario, che si chiama proprio “Il sogno a Mezzogiorno”, pare sarà distribuito in concomitanza con l’uscita della pellicola.
Il sud di Mollo è un sud “con il quale – dichiara – non ho ancora completamente fatto pace, non riesco ad ignorare le contraddizioni che ci sono, ma è un sud in cui la magia prevale sulla realtà, in cui l’iperrealtà confina con il realismo; un mondo magico che arriva dal fondo del mare” – e il sul film sarà molto incentrato, anche visivamente, sul mare dello Stretto (oltre che nelle location di Gebbione ed anche del Pilone) – “e diventa realtà”.
Proprio questa visione magica, che nasce dal sud, è quella che ha più colpito Mollo anche nelle visioni che del Mezzogiorno hanno alcuni registi della nuova generazione, che stanno guardando sempre più al Meridione, a partire da Michelangelo Frammartino, con il suo “Le quattro volte”, che il regista reggino ritiene “un’epifania del cinema del sud, un momento di rottura del modo di fare cinema in Italia, epico, con uno stile nuovo anche se antichissimo, con un sud creato per magia, un miracolo”. E poi ammira molto Crialese, ed il suo “Nuovomondo”, “un’opera d’arte, con un’estetica non solo visiva ma totale”, e ancora “Galantuomini”, di Winspeare. Di “Corpo Celeste”, della Rohrwacher, apprezza molto la scelta di raccontare con lo sguardo esterno. Insomma, “tutti film che ti fanno venire voglia di continuare a raccontare”: perché, spiega, “non credo molto nell’autore, ma nelle storie: vorrei essere un narratore”.