Il cineturismo è ormai una realtà: lo dimostrano le attività già realizzate, quelle in cantiere, le iniziative, le possibilità di sviluppo. Quelle create da enti, film commission. E poi le ricerche, le attività di studio, i libri sul tema. Guardando anche al futuro: quanto ancora si può fare, si può investire, per far sì che il turismo legato ai luoghi dell’audiovisivo diventi sempre più fonte di crescita dei territori.
Di tutto ciò si è parlato nel corso del Convegno sul cineturismo (moderato da Ivano Fucci, di Occhi di Ulisse), svoltosi nell’ambito della decima edizione dell’Ischia Film Festival (festival incentrato anch’esso sul rapporto tra cinema e territorio e che anche quest’anno ha visto, nella suggestiva cornice del Castello, interessantissime proiezioni di film e cortometraggi e numerosi ospiti, tra cui Paolo Genovese, Mattia Sbragia e Lina Sastri).
Un appuntamento unico in Italia, fortemente voluto dai suoi ideatori Michelangelo Messina ed Enny Mazzella. Un appuntamento che annualmente permette di fare il punto sulla situazione italiana, confrontandola anche con l’estero; un importante momento di incontro tra esperti e addetti ai lavori per pianificare il futuro, analizzando quanto attuato.
A partire dall’esperienza della Film Commission Lombardia, rappresentata dal direttore generale Alberto Contri, che ha evidenziato quanto realizzato fino ad oggi, con una “riscoperta”, una ulteriore valorizzazione di un territorio come quello milanese e, più in generale, lombardo, dalle tante possibilità “cinematografiche”. Proseguendo con Andrea Camesasca, della Camera di Commercio di Como, che ha presentato una interessante attività che l’ente sta portando avanti, valorizzando l’area con varie iniziative, come quella della pubblicazione che ripercorre luoghi divenuti protagonisti, negli anni, di vari film. E costruendo dei percorsi legati ad essi.
Esperienza che la Puglia ha intrapreso con grande successo, riuscendo a divenire un punto di riferimento a livello nazionale, ma in particolare per un sud che vuole e può creare sviluppo attraverso la propria arte e la propria cultura. Un percorso virtuoso, quello dell’Apulia Film Commission, evidenziato dalla product manager Raffaella Del Vecchio che, attraverso la descrizione di quanto realizzato in questi anni, e anche attraverso racconti dal set, ha descritto una tra le buone pratiche che questo Paese sa ancora creare.
Film Commission il cui ruolo è dunque fondamentale nello sviluppo: proprio dalla vicepresidente del Coordinamento nazionale delle Film Commission Italiane e responsabile di Marche Film Commission, Anna Olivucci, è venuto un intervento in cui si è posto anche l’accento sulle difficoltà da affrontare e l’invito ad azioni sinergiche per sostenere queste attività.
Ma come è la situazione all’estero? Un quadro lo ha fornito Anna Irimias, professore associato del Budapest University College of Communication, Business and Arts, che con dati e slides ha sottolineato quale sia l’attenzione delle produzioni cinematografiche nei confronti di Budapest.
Ma tanti sono gli aspetti correlati al cineturismo: da quello produttivo a quello legale, come rimarcato, nei loro interventi, da Vittorio Giacci, presidente Act Multimedia, e da Andrea Piquè, docente di legislazione televisiva presso l’Università Roma Tre.
L’attività, ma anche lo studio, la ricerca, per poi diffondere queste buone pratiche: di questi argomenti hanno parlato Elina Messina, docente di marketing turistico a Roma Tre ed esperta di cineturismo, che ha anche posto l’accento sull’identità dei territori; e Angelo Bencivenga, della Fondazione Eni Enrico Mattei, autore di una ricerca sulla Basilicata, su quanto il cineturismo si è sviluppato e può svilupparsi. Tra l’altro, Bencivenga ha anche realizzato un innovativo sito di informazioni turistiche sulla regione, in cui vengono forniti percorsi in Gps.
E poi lo sguardo sul sud, nell’intervento della sottoscritta, che ha sottolineato i temi citati nei saggi scritti sul tema, ultimo dei quali “Sud, si gira”, in cui si prende in esame il fenomeno della rinnovata attenzione delle produzioni televisive e cinematografiche nei confronti del Mezzogiorno, come sviluppatosi negli ultimi cinque anni. Dunque, gli argomenti portanti, che si legano ad una opportunità turistica legata non solo ai luoghi, ma pure alla gastronomia, alla musica. Un cineturismo che nasca da una perfetta unione tra promozione dei territori ed arte, senza che l’una prevarichi sull’altra, ma con grande naturalezza. Ed un aspetto che, infine, ho rimarcato è stato quello di un cineturismo che oggi non può prescindere dalle nuove tecnologie, non solo nell’ottica della promozione (e di questo argomento si è anche parlato nei workshop che hanno fatto seguito al convegno), ma anche in quella delle produzioni sempre più legate alla diffusione via internet. Dunque, un cineturismo che deve anche pensare ad una valorizzazione dei territori che possa partire dai film, dagli audiovisivi nati per una diffusione diversa, ma certamente più immediata, che può raggiungere tantissimi spettatori e che nella maggior parte dei casi nasce dal territorio e, quindi, può essere volano per quel territorio in cui si sviluppa.
Che è poi il fine del cineturismo.